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venerdì, aprile 25, 2008

25 aprile

Il titolare di questo blog è ormai latitante da un po' di tempo. Siamo convinti tutti che abbia delle ottime ragioni per non sollazzarci più con i suoi post metafisici: un esame in ballo, una vita notturna frenetica, una connessione ballerina. Questo non ci impedisce però di continuare a sporcargli questo muro bianco latte per trasmettere messaggi importanti. Io, ad esempio, ne ho uno semplice semplice: buon compleanno vecio!
Anche se ti avvicini ai 30, non preoccuparti: sei sempre più brutto. Ma è normale. Col tempo si peggiora.

Baci indiani, Monsieur Magritte

PS: ovviamente quello che soffia sulle candele nella foto sono io..indovina chi è l'altro?

martedì, aprile 01, 2008

Calcutta, notte, ore 00:43

Da mezzanotte in poi, a intervalli regolari, per tutta la notte, cominciamo a sentire una serie di fischi. Sono i guardiani che fanno la ronda. Il capo guardiano, che sta proprio sotto casa nostra, fa il primo fischio, gli risponde un altro guardiano, poi ne fa un altro, e si sente un suono appena più lontano, e così finchè non si chiude il giro. Se tutti rispondono al primo, vuol dire che va tutto bene. Se uno non risponde, c'è qualche problema. Tutta la notte, ogni ora.
Talvolta ne senti qualcuno cantare. Melodie semplici, in hindi o bengali, come una nenia gentile, una ninna nanna nel silenzio di una strada qualsiasi di questa città.

Calcutta di notte può essere l'inferno, e il paradiso allo stesso tempo. La vedi docile percorrendola in taxi, senza il traffico paradossale e totalmente illogico che la strangola di giorno. L'aria è un po' più respirabile, le strade vuote, le luci gialle la illuminano come una qualsiasi altra città. Per un momento ti sembra tutto grande, aperto, misuri gli spazi in un modo diverso, ti sembra che anche questa città possa essere tua.

Ma i fantasmi, che fino a sera sono mischiati in mezzo alla folla, di notte li vedi bene, uno ad uno. Difficilmente di giorno Calcutta delinea i confini tra la ricchezza e la povertà. Alla luce del sole torrido, mai veramente brillante, velato di fumo e clacson, tutto trabocca fuori, come in un immenso pentolone, dove un dio schizofrenico, più che malato, fa ribollire milioni di vite umane.

La notte invece la povertà la vedi con la lente, la vedi da vicino, anche se tu sei lontano al tempo stesso, e ti fa paura. Dormono per terra, dove capita, tanti, tantissimi, ovunque. Vicino ai cani, sbattuti in mezzo alla strada, come rassegnati al loro destino, quello di finire sotto una macchina, o divorati dai loro stessi compagni di sventura. E se stai qui, devi farci il pelo, immediatamente. A vedere marciapiedi che da un giorno all'altro diventano case di fortuna, con un telo come tetto e un secchio pieno d'acqua come lavandino. A guardare per terra, quando cammini, per non calpestare un cane che dorme, o un bambino che vaga da solo, nudo. Altrimenti non resisti. Il senso di impotenza e rassegnazione a volte lo tocchi con mano, trasuda, te lo senti addosso. Proprio come i randagi di Calcutta, che, mentre gironzolano in cerca di qualche osso, sembrano conoscerlo già, il loro destino.

Calcutta non è solo questo, è riduttivo e semplicistico pensare che sia nient'altro che la città delle baracche e di Madre Teresa E' mille altre cose. La capitale culturale dell'India. Una città che si evolve continuamente per certi aspetti e che resta incredibilmente uguale a se stessa per altri. L'ex capitale dell'Impero inglese. Una metropoli molto più sicura di quanto la sua pessima fama non faccia credere. Una delle maggiori città di uno stato che cresce a ritmi vertiginosi, e dove vedi spesso una classe media che si espande, imitando i modelli di quello stesso capitalismo avanzato che ora vorremmo frenare. Mica perchè siamo buoni, semplicemente perchè ci rode che ora loro inquinino e distruggano ulteriormente quello stesso mondo che stiamo distruggendo noi. E poi, accanto agli aumenti da capogiro del pil indiano, una povertà che sembra non finire mai. Il paese degli ingegneri richiesti in tutto il mondo e di un analfabetismo che non dà tregua.

Meglio andare a dormire prima che parta la prossima ronda. Anche i guardiani hanno smesso di cantare, e di sbattere in terra i bastoni di bambù, per far sentire a qualche malintenzionato che loro ci sono, e, anche stanotte, non dormono.