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martedì, luglio 05, 2022

Un nuovo inizio, un mare infinito.

Poche cose rivaleggiano con un tramonto sul Mediterraneo. Le luci del cielo sfumano e si mescolano in un tripudio di mistica sofferenza di rosso che si tuffa dolcemente nel nero che monta dai flutti. Piccole luci si accendono qua e là, su una terrazza a ridosso del piccolo molo di Antignano, dove per la prima volta da molti anni riesco a soffermarmi e ad ammirare un miracolo della natura senza sentire l'esigenza di alzarmi e scappare via. La nave e la sua tempesta ci sono ancora, ma sono racchiuse nella bottiglia, custodite in un luogo sicuro dell'anima. La mia anima. E' sempre la stessa: turbolenta, nostalgica, ansiosa, ma al contempo desiderosa di scorgere i nuovi lidi che ad essa e a me si prospettano. In questo lungo percorso, nel mare sterminato della mia esistenza, sono finalmente approdato all'insegnamento: credo di aver cercato questa identità per anni senza conoscerne però la fisionomia. Riuscivo a sentirla, a seguire il suo richiamo, ma troppe erano le sirene che mi distoglievano e facevano esplodere la mia mente e il mio cuore. Troppo poche le occasioni cercate ed amate per scrivere, affidare all'inchiostro e alle parole il compito di rappresentare e sostenere i miei sentimenti. Troppa frenesia all'insegna del fare a tutti i costi, abbandonando i sogni e l'entusiasmo. Ora riesco a vedere bene oltre l'orizzonte infinito. Le luci che si accendono qua e là su ragnatele delicate di cavi elettrici mi indicano l'approssimarsi delle stella polare. Il mare è infinitamente grande e stupendamente luminoso in questo suo fugace ma intenso gioco di colori contrastanti. Resto qui, ma già veleggio.

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