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domenica, dicembre 31, 2006

Duemilasette incipiente..



... E un duemilasei che si ferma all' ultimo autogrill prima di roncobilaccio. Lo salutiamo con affetto,e gli raccomandiamo di scrivere ogni tanto: noi lo faremo, perchè non vogliamo si senta solo. La compagnia dei fratelli duemila che l' hanno preceduto potrebbe essere anche molto noiosa( tra l' altro, il duemila è estremamente ciarliero: sempre a blaterare di quanto fosse speciale..).

Per il momento, ci risulta che il duemilasette sia in viaggio e abbia appena oltrepassato il valico dell' appennino tosco- emiliano.
Gli raccomandiamo prudenza alla guida, che eviti gli alcolici se non vuole arrivare ciucco a mezzanotte.

p. s.: Speriamo che porti le sigarette.

p. p. s. : Buon anno a tutti, anche a quelli là.. sai, quelli, no?!? Eh, proprio loro!!

venerdì, dicembre 29, 2006

Periodi a caso o quasi..


Anche gli angeli fumano marlboro, diceva quello.. Non di questi tempi. Però fumano con stile, anche nazionali senza filtro.

Ieri ho preso un sacco di freddo, ho avuto un mal di testa bestiale ed ho dovuto ritirare i panni dallo stendino. Non c' entra nulla con l' angelo di pietra, ma chissenefrega.

Oggi, un' allegra compagnia di amici partiva alla volta di barcellona per trascorrere un capodanno diverso in compagnia di higuerra. Avrei tanto voluto essere con loro, ma spero si divertiranno. Anzi, ne sono sicuro.

Domani.. Non so che succederà domani, ma un giorno sarà trascorso, e forse sarò ancora più partecipe del flusso.

mercoledì, dicembre 27, 2006

Tricchetracchetricchettrà...

"Certo che sei imbecille.." , disse senza guardare l' altro negli occhi. La birra cominciava a fargli effetto. " Lo prendo come un complimento", disse l 'Altro, che incominciava a sentire l' effetto dei fumi dell' alcool.." Non hai un minimo di spina dorsale e te ne stai qui ad aspettare che scenda la manna dal cielio oppure il millennium falcon di han solo.. Me fai schifo" , continuava l' uno, con la bocca impastata di amara Moretti, e l' Altro: " Scienti chi parla, dovrescti sciacquarti la bocca con lo sturascessi prima di rivolgerti a me!" Era palesemente ubriaco, ora.. Ci fu silenzio. L' uno e l' Altro cominciarono a ridere, prima in sordina, poi fragorosamente, riempiendo di suoni sguaiati l' aria della stanza.. Le loro risate si accavallarono, si fusero, erano Una sola. Entrambi facevano parte di un' unico soma. I loro pneumata no, ma che importava..

Finchè c' è birra c'è spiranza.

martedì, dicembre 26, 2006

Alka Seltzer



E' passato nell'attimo di scartare un pacchetto, di soffocare nel fritto, di perdere a carte. E' passato e mi lascia un mal di gola ed un ingorgo intestinale, un cappello da uomo e un freddo discreto. E' passato e questo mi basta. Proietto lo sguardo ad altre date e somministrandomi chimiche sostanze di incerta provenienza, attendo speranzoso una digestione liberatoria.

domenica, dicembre 24, 2006

Gelido sarai..

E gelido sei... Freddo maledetto che mi attanagli, Gelida Umbria dal cielo terso...
Tuttavia il mio paesello non [ niente male, con le sue case antiche in oietra rosa di monte che si riscalda al sole... Domani nasce il dio sole, ed io ho soltanto voglia che si corichi presto.. A presto, blogghisti!
Un abbraccio da spello, provincia di perugia..

Manca la cartolina perch[ non so come usare questo pc del cavolo!!!

venerdì, dicembre 22, 2006

Partenze



Iniziarono con un aereo, continueranno con un interregionale.

Ma quando finiscono ste vacanze??

Buona Pasqua a tutti!

martedì, dicembre 19, 2006

Musicando ancora..



C' era un palco, musicisti disposti in ordine sparso ma composto, luci di vario genere e intensità, un pubblico caloroso, un' ottima armonia di gruppo. Ecco la parola chiave: armonia. Quel componente musicale che trasborda e si spande fluidamente a crear intesa tra gli individui. C' era un chitarrista che non suonava da tempo, eppure non si sentiva spaesato: qualche umana incertezza e tanto entusiasmo. Ecco un' altra parola chiave: entusiasmo. In tutto questo non c' è nulla di retorico o di falsamente gaio, soltanto la soddisfazione per una serata indimenticabile sotto vari punti di vista. C' erano in tanti, ed ognuno ha giocato il proprio ruolo alla perfezione. Per questo, ringrazio tutti di cuore.

Chissà che non avremo a ripetere l' esperienza in futuro..

Ad andrea e sara un " grazie" speciale con tutto l' affetto possibile.

lunedì, dicembre 18, 2006

La Super Storia

In tempi oscuri di revisionismo storico, è indispensabile un' analisi oggettiva degli eventi che ci hanno costretto in questa angusta e quantomai irreversibile condizione di smarrimento politico ed ideologico.. Per non dimenticare..

giovedì, dicembre 14, 2006

Budokan


Roger lo incontrai per la prima volta una sera d'aprile del 1979. Lo incontrai in Giappone, a Budokan, al concerto di Bob Dylan. Mio cugino Astianatte, figlio di Ovidio, che poi era il fratellastro minore di mio padre, aveva rimediato i biglietti da un suo amico avvocato di Salerno che a tempo perso faceva il bagarino davanti allo stadio S. Paolo di Napoli. Partimmo il 4 aprile da Piazzale degli Eroi a Roma e arrivammo nel tardo pomeriggio del 21 davanti all'Auditorium di Budokan. Il 22 ci riposammo e il 23 verso le 20.45 entrammo all'Auditorium. Prendemmo posto e fu lì che vidi "Il Drago". Indossava un paio di Jeans neri, maglietta bianca e una casacca gialla. Trotterellava su e giù per il settore B3 dalla fila 32 alla fila 78 scarrozzando il suo banchetto mobile di noccioline, Coca-Cola e Caffè Borghetti. Molti anni dopo, al funerale di mio zio Ovidio, mi spiegò che faceva quel lavoro per pagarsi un corso avanzato in "Roba Letteraria e Filologica" all'Universita di Tokyo. Comunque, prima che Dylan iniziasse a suonare chiamai quell'uomo dalle occidentali fattezze e mi feci dare un Caffè Borghetti. Ci guardammo e capii subito che dietro a quegli occhi un pò così e a quella faccia un pò così c'era un cervello che partoriva idee straordinarie, innovative per il periodo storico e culturale, idee che si proiettavano al futuro con carpiati e piroette. Scambiammo qualche parola, qualche Poscia, un paio di meco e di teco, un guardommi e uno scolorocci interrotto bruscamente da una potentissima bestemmia di mio cugino Astianatte che aveva perso una lente a contatto. Insomma, ci furono rapide battute, un immediato ragionare sulla stessa lunghezza d'onda. Mi resi conto che il mestro che da tempo andavo cercando era finalmente davanti a me e vendeva Caffè Borghetti e noccioline ai concerti. Ci salutammo con la promessa di ritrovarci in Italia. Passarono 13 anni da quella sera, da quella musica, da quell'incontro con il maestro, da quel viaggio lungo, d'Oriente lontano. Passeggiavo per Via Pian due Torri in zona Magliana e fumavo nervoso tentando di ricordare il quattordicesimo verso del terzo canto dell'Inferno, quando una voce mi chiamò. Era Roger, Roger "Il Drago".
- Ciao Roger... - dissi io sperando che si ricordasse di me.
- Ciao Scalia... - rispose con voce gentile.
- Allora ti ricordi? -
- Certo. Budokan, 23 Aprile 1979, concerto di Bob Dylan -
- Già. C'eravamo detti che un giorno ci saremmo incontrati di nuovo -
- Eccoci qua infatti. Ma ora andiamo ragazzo, andiamo a bere una cosa e poi comincerò a spiegarti un paio di cosette che mi ha insegnato la vita -
- Va bene Roger, ma io ti conosco, sei diventato un' istituzione nel panorama culturale in tutti questi anni. Tu di me non sai nulla, a parte il mio nome -
- Ti sbagli, anche io ti conosco, ti ho seguito in tutto questo tempo, so molte cose su di te e so anche che puoi migliorare molto. Ma ora andiamo, ho voglia di mettermi seduto, di bere qualcosa -
- Andiamo si... -
- Ah Scalia... -
- Dimmi... -
- Prima che tu me lo chieda, il quattordicesimo verso del terzo canto dell'Inferno è Qui si convien lasciare ogni sospetto... ed è Virgilio a parlare -
- Ma come facevi a sapere che io.... -
- Ragazzo, ricordati sempre che io sono "Il Drago"... Roger "Il Drago" -

Alfine si suona..



Dopo un anno di assenza, torno a calcare le tavolacce di un palco da musicante.. Ringrazio infinitamente andrea gentili per questa occasione, e spero non abbia a pentirsene.. Lunedì sera proverò di nuovo l' ineffabile sensazione di una strato caricata a pallettoni valvolari e l' emozione della sinergia di gruppo. In bocca a lupo a me!

lunedì, dicembre 11, 2006

Te piase 'o presepe??


Fare il presepe è un atto creativo, e forse è per questo che sento così tanto la mancanza di questa consuetudine cattolica. Creare uno scenario per la nscita del cristo non è cosa da poco, come non lo è disporre tutte le statuine nel posto giusto: si potrebbe obiettare che ogni presepe sia una arbitraria ricostruzione di un contesto storico dai contorni ambigui, ma d' altronde la storia è fatta di piccole sfumature, laddove le fonti siano poco attendibili. opuure si può vedere il presepe come un microscopico tentativo di elaborazione teatrale: ogni personaggio al suo posto, le comparse sempre adeguatamente collocate sullo sfondo, e non manca una discreta attività cinetica laddove l' artefice voglia consentire ai figuranti di coccio( o di plastica) di avvicinarsi progressivamente al luogo dell' agnizione finale, dove il deus( è il caso di dirlo) ex machina si rivela e risolve la situazione.

Mi manca tanto il muschio vero che spande quel fresco aroma peculiare, e la figurina anacronistica del caldarrostaro.

Mah...

venerdì, dicembre 08, 2006

Noir


L'arco temporale pomeridiano è stato di fattura cartacea, libraria per la precisione. Acquisti mirati ed economici. Noir. Mi piacciono i noir, lo confesso. Mi piacciono le descrizioni delle scene degli omicidi, le figure stanche e fumose degli investigatori, mi piacciono le battute taglienti. Mi piacciono le copertine con il rosso e il nero e mi piacciono gli incipit che ti cacciano con una spinta dentro alla storia. Mi piace anche la pasta con il pesto alla genovese, ma quello è un altro discorso. Dicevo del pomeriggio librario. Sagra della piccola e media editoria, affluenza elevata nel giorno di festa e frequenti scie di vapori ascellari con rari ma efficaci innesti di chimici aliti. Mariti tristi, mogli intellettuali ed intellettuali barbuti che tra una pagina e l'altra buttano l'occhio sul culo delle mogli dei mariti tristi. Cultura a domino o dominio della cultura, mi rendo conto immediatamente che il tasso di fica è superiore alla media prevista e me ne rallegro. Sollazzato, ma con aria da fine intenditore libresco mi addentro e infilo la capoccia tra scaffali, bacheche e cataloghi. Mi scontro con la variegata offerta editoriale. Si spazia dalla narrativa al saggio storico, ci si intenerisce con la letteratura per bambini e si viaggia con la mente grazie a guide turistiche di ultima generazione, ci si aggiorna con la collana dedicata alle nuove strategie di marketing, si assapora la tradizione con libri illustrati di cucina calabrese e si abbraccia l'impegno sociale con le edizioni dedicate a tutti i personaggi storici che fanno "alternativo". Poi c'è il caffè letterario con i tavolini, il pianoforte, l'attore che declama e la folla che per l'occasione o per i 5 ( cinque ) euro del biglietto d'ingresso, munitasi di una improvvisa e straordinaria sensibilità, annuisce e commenta sottovoce senza capire una parola del testo che si sta leggendo. I professionisti del sensibile riescono addirittura a commuoversi con lacrime di sangue versione Madonna di Civitacchia e con le gambe accavallate plaudono pensierosi e carichi di emozione.

Io, per quanto mi riguarda, evito il pappone intelletualpoeticopiacionico e mi butto sui noir, che qualche morto ammazzato e un paio di vaffanculo-figlio di puttana-ti faccio un altro buco nel culo, ogni tanto ci stanno bene.
Bang.

martedì, dicembre 05, 2006

Fluido

Non era un ritorno, non era una partenza.
Si ripeteva questo, piu' e piu' volte, camminando a passi posati e sicuri, su quei marciapiedi che ormai conosceva bene. Cercava di farsi spugna, assimilare e assorbire ogni cosa, tutto quello che passava. I volti delle persone, le facciate dei palazzi, anche quelle piu' insignificanti, le vie illuminate in giallo, come se tutto dovesse essere scannerizzato e rielaborato nel magazzino della memoria. Nel futuro prossimo, sapeva cosa lo avrebbe aspettato, ma non sapeva quanto sarebbe durato. Ed era questo forse che lo spaventava sul serio.
In quello strano autunno caldo, con il freddo che giungeva soltanto a sprazzi, gli rivenne in mente un giorno di quasi estate. Non era stata una partenza, di certo non un ritorno, visto che era la prima volta che sbarcava in quella citta' (fatta eccezione per un breve passaggio ferroviario un paio di anni prima). Ricordava il caldo inaspettato, l'odore dei luoghi che non si conoscono, il suo (futuro) amico che era venuto a recuperarlo con una carcassa di macchina che sarebbe crepata di li a poco, la prima volta che era entrato in quella casa piena di luce. E come in una cascata, le immagini precipitavano nella sua mente. Troppe per quella giornata, ne avrebbe avuto di tempo per dedicare loro un sorriso. A quelle foto, alla gente che aveva conosciuto troppo in fretta, ai giorni che sembravano anni, ed ai mesi che erano scivolati come secondi, come polvere, in un attimo.
Ma non era un ritorno, neanche una partenza. Tutto gli sembrava estremamente fluido, non aveva piu' voglia di dare definizioni. Era un periodo difficile, questo si'. Sarebbe passato.

lunedì, dicembre 04, 2006

Tarareando


Roger mi chiama nel mezzo di un domenicale pomeriggio e mi propone un incontro. Chiedo il dove e il quando, ma il quando è troppo presto per arrivare al dove e rendo noto il mio dubbio. "Il Drago" dal canto suo mi prega cortesemente di non rompere i coglioni e di raggiungerlo. Mi vesto, esco e vado. Dopo un andare durato trentasette semafori rossi arrivo al dove. L'insegna al neon suggerisce il titolo del posto: " Tubinga Pub ", ma l'insegna è vecchia e tendenzialmente fulminata così mi ritrovo al " T bi g ub ". E così sia penso io. Le etichette non contano, l'importante è il contenuto e così entro e mi accorgo che il contenuto è all'altezza dell'etichetta. Le maioliche bianche e blu formano sul pavimento una guida che, partendo dall'ingresso, gira sinuosa ed unta attraverso i relitti di tavolini in legno fino alla porta del cesso. Le pareti, bianche con sfumature in giallo, accolgono foto, dipinti, ritratti e la locandina del film " Vacanze romane ". In fondo, verso una direzione, un bancone e una vetrata che offre alla vista del cliente uno spicchio di cucina. Poi, seduti ad un tavolino ci sono due uomini. Uno è Roger detto "Il Drago", gambe accavallate, occhio chiaro ed indagatore, capello liscio in costante diminuzione. Di fronte a lui mi mostra le spalle inglobate in una giacca di lana a quadri un uomo che non conosco. Roger mi vede, mi fa cenno di avvicinarmi e prende una sedia libera portandola vicino alla sua. Mi invita a sedere e mi fa:
- Ciao ragazzo, ce ne hai messo di tempo -
- Ciao Roger, te l'avevo detto che il quando e il dove erano difficili da conciliare -
- L'importante è che ci sei. Ti presento un amico, un vecchio amico. Caro Scalia lui è il maestro Aldo detto "Il Manuzio" -
Mi allungo sul tavolino e tendo la destra - Piacere, Scalia -
- Piacere, Aldo. Roger mi ha parlato di te qualche volta. Ti facevo più alto -
- Prego? -
- No lascia stare Scalia, Aldo scherza sempre - interviene Roger
- Ah... simpatico - mi sento di aggiungere
- Ragazzo, ti ho chiamato perchè ho capito finalmente cosa devi fare - dice Roger
- Ti ascolto -
Nel frattempo Aldo butta giù mezzo bicchiere di Bitter rosso concedendosi uno sbuffetto dolciastro con rigonfiamento di guance e pugno chiuso davanti alla bocca.
- Allora.... - inizia Roger con tono paterno - Ragazzo mio, tu non hai capito un cazzo -
Mi sembra un ottimo inizio penso io.
- Non hai capito l'importanza dello sguardo, del gesto, del segnale corporeo. Devi capire quale momento sarà degno di far dar cornice alle tue parole. Ricordati che per una volta quelle parole non saranno scritte, ma le dovrai favellare quindi cerca di non impappinarti come un coglione. E poi sorridi perchè se sorridi è meglio -
- Non è una motivazione Roger... -
- Lo so, ma volevo dirlo lo stesso. Comunque, ricorda che le parole devono essere una musica, scegli le più belle e per una volta in vita tua togliti di dosso quella paura di avere coraggio -
- Hai ragione. Credo che tu abbia ragione Roger -
- Ho ragione si per dio! - piccola alterazione di Roger che però si calma subito e sorseggia un goccio di prosecco friccicarello.
- Oppure... - prosegue "Il Drago" - ricordati di quella musica e di quel canto senza parole che ascoltavamo in macchina qualche tempo fa e fai danzare su quelle note ciò che devi dire -
Aldo sottoscrive le parole di Roger con un altro sbuffetto alcolico e sorride contento.
- Ed ora vai e chiamami quando hai fatto quello che avresti dovuto fare parecchio tempo fa - Roger accenna un sorriso, mi da una pacca sulla spalla e mi guarda come un padre premuroso e severo. Lascio Aldo e Roger ai loro aperitivi, salgo in macchina e nel ritorno di trentasette semafori rossi penso alle parole giuste. Poi mi dico che pensarci è inutile, quelle usciranno da sole e se gli dei mi assisteranno saranno belle come quella musica.

Dilemmi on the road..


Quante macchine puoi contare? Uno, due, dieci, cento, due milioni... Puoi enumerare tutte le targhe, fare giochi assurdi ricombinando cifre e lettere nella speranza che esca fuori la formula risolutiva della tua giornata, oppure l' ingrediente segreto della coca cola, oppure uno dei 5 milioni di nomi di Dio... Puoi osservare le facce scure dentro gli abitacoli, giallognole per salute malferma, verdi per la rabbia, consunte per una lunga giornata del cazzo, puoi squadrare il mattacchione che sobbalza al suono di una " master of puppets" sparata a cannone dai suoi altoparlanti... Puoi fare tutto questo, ma quando hai finito le sigarette in macchina, in mezzo al traffico della casilina, ti voglio proprio vedere!!