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lunedì, agosto 28, 2006

Sette-e-zerotre


Ho chiuso gli occhi per farmi accarezzare meglio dal gracchiare di un vinile, da note impolverate vecchie di trent'anni. E' passato un canto sottile di tromba, un fruscio di spazzole sul rullante, un pianoforte, un contrabbasso cupo ad avvolgere tutto. E' passata una musica ed un inevitabile sfilare di pensieri, a volte ricordi. Una sigaretta si è spenta sotto un instabile cilindro di cenere. Il pomeriggio è diventato sera. L'orologio sulla parete segna le 7.03. E' fermo da tre giorni. In quest' angolo di mondo da tre giorni sono le 7.03. Per rimanere al passo con i tempi, dovrei comprare una batteria nuova.
E non so se sia il caso.

venerdì, agosto 25, 2006

Valente coraggio


Se avessi avuto il coraggio di innamorarmi di te, probabilmente mi sentirei molto peggio di come mi sento ora. La tua femminile saggezza, la tua poesia, il tuo corpo sudato di piacere sarebbero stati ogni volta come un dono immeritato, come un temporale d’estate. Avremmo riso, avremmo giocato all’amore rispettando quelle regole che gli amanti conoscono per averle imparate dai film e dai romanzi. Avremmo fatto tutto quello che una situazione del genere richiede, avremmo fumato sdraiati su lenzuola che portavano il tuo sapore. E poi un giorno ci saremmo lasciati, magari in una strada trafficata, in mezzo alla gente, ti avrei vista andare via con la borsa abbinata alle scarpe, il passo leggero e il pensiero chissà dove. Sarei rimasto fermo a guardarti per poi abbassare gli occhi sulle mie scarpe consumate e infastidito da un leggero dolore avrei acceso un’altra sigaretta e mi sarei voltato di nuovo per non vederti tornare. Se avessi avuto il coraggio di innamorarmi di te, in questa notte appiccicosa non starei qui da solo a parlare con il cielo. Forse ci saremmo già detti addio e alla compagnia delle stelle avrei aggiunto il pensiero del tuo corpo nudo sotto le mie dita. Ma c’è solo la notte, il rumore di auto lontane e una lingua d’aria che consola le tempie sudate. Verso sud pulsano timide le luci del lungomare, un cane abbaia, ho voglia di bere.

mercoledì, agosto 23, 2006

Me sò sbajato


" A Ché, t' aricordi li momenti de 'na vorta,
Quanno che eravamo regazzi de borgata,
A ride, a scherzà all' osteria fori de Porta,
Quanno ce bastaveno 'n quartino e na risata?

C'era Giggi a pietralata che rompeva li cojoni,
E poi Mario er pellicciaro co' quell' artri du boiaccia
Uno era pietro. l'artro oreste, du' emeriti fregnoni

T' aricordi, ah Ché, li bagni drentro a Fiume,
E le corse giù pe' Ripa pe' rincorre 'e ciumachelle,

t'aricordi , a Ché.. A Ché..

..Aò, ma tu nun sei Checco!!!"

martedì, agosto 22, 2006

Tenui intestini


ed elli avea del cul fatto trombetta

Sorpreso da un'emozione che spinge ad alzarsi. Stanco dello sgradevole ricorrere della situazione o semplicemente abbandonato a ciò che non si può controllare. Capita a volte di doversi fermare per rimanere soli, cercare nella parete quelle imperfezioni di muratura che catturano lo sguardo e lasciarsi trafiggere da un calore diffuso. Giorni di vita scorrono intorpiditi, segnati dal timore di un' eventualità tendenzialmente maleodorante. Si accetta l'inumana condizione di fastidio e il pensiero corre alla scienza e ai suoi antidoti, al leggero nutrirsi, ad un'acqua che purifica. Una chimica lotta di virali eserciti, un campo di guerra che non vorresti essere tu e il mio sincero augurio per una regolarità ritrovata.

lunedì, agosto 21, 2006

Prospettiva Tiburtina 2


L'assenza fu giustificata.

Il ritorno ha chiuso il sipario sul tempo trascorso e su un saluto mancato. Il ritorno ha offerto un tramonto di mare e un caldo impazzito. C'è stata una pioggia notturna e un sonno leggero. Un'immagine distorta dalla stanchezza è ciò che rimane. La prospettiva si è alterata, l'asfalto si è fatto rovente e Roger "il Drago" non si è fatto vedere.
Ricomincio da dove avevo lasciato.

segnali?

Stanotte mi sono svegliato di soprassalto, verso le quattro. Cantavano le cicale, nel giardino condominiale. Cantavano così forte che non potevo far finta di non sentirle..
Forse non era vero niente, forse era solo un sogno. Strano, indecifrabile.
Ma non sgradevole, affatto..

sabato, agosto 19, 2006

Gocce di liquida pigrizia

formano rivoli azzurrognoli e meandri in miniatura,

acqua che scorre e muore nel tempo di un colpo d' occhio.

..Quanto vorrei un idraulico, adesso!!!

venerdì, agosto 18, 2006

Ispirazione..



Ingredienti: un pò d' ebrezza alcolica dovuta a birra annacquata della festa dell 'Unità.

La compagnìa di un Fratello,

Atmosfera surreale.

..Se non è felicità, ci si avvicina molto!

Sognare..



Non vorrei mai dovermi risvegliare fra 30 anni e constatare di aver fallito su tutta la linea. Vorrei che i miei sogni si mantenessero, se non proprio immutati, almeno intatti nello spirito.. Chi tradisce i propri ideali, le proprie speranze ( se ne ha qualcuna) in nome del " bisogna pur vivere", di un cinismo becero tutto italiota, non so neppure come definirlo. Quanti pensano che la vita sia un mors tua vita mea, che i rapporti con le donne siano soltanto una questione di punteggi o di statistiche da esibire al circolo canottieri lazio.. tutti questi alfieri del pensiero razionale, calcolatore, Sono soltanto i sogni imbrattati di sterco di qualcun' altro..

lunedì, agosto 14, 2006

Gian Maria, se volete voi..



" Posso sapere che colore ha il latte? Bianco. E chi lo fa questo latte? La vacca. E cosa mangia questa vacca? l' erba. Prato, pioggia, nuvole, cielo, astri, universo, Dio. Se volete voi. Universo, astri, cielo, nuvole, pioggia, prato, erba, mmmm.. Vacca, latte.
Un' immagine viva, di Dio. Se volete voi.
I preti non c' entrano niente."

G. M. Volontè nei panni di Giordano Bruno, in " Giordano Bruno", regia di Giuliano Montaldo, 1973.

sabato, agosto 12, 2006

Gesticolare..


Ora come allora, le mie mani vivono di vita propria. Descrivono in maniera spesso frenetica i miei stati d' animo, raccontano storie parallele e spesso divagano. Lo sguardo è rimasto molto simile: tendo ad assumere un' aria da cane bastonato, alcuni( e) hanno sostenuto trattarsi di tendenza al vittimismo. forse è solo timidezza, incapacità di aggredire i miei interlocutori.
Tant'è . giudicate voi( rivolgendomi a chi mi conosce), oppure godetevi questa foto di bimbo senza pensare che sia io. Anche perchè mi sono guastato parecchio col crescere...

parliamo di politica?

Ad Agosto, anche la politica va in vacanza. Da sempre il Palazzo si prende la sua buona dose di ferie estive, visto che è così impegnato durante l' anno a sfasciare il paese e a cancellare la coscienza civile e politica dei cittadini. Negli ultimi anni assistiamo anche ad una vacanza perenne della logica e della semantica nei messaggi della politica, negli argomenti che dovrebbero essere di interesse pubblico, che invece vengono presentati sempre in maniera sommaria e distorta sui media in particolare. Che oggi come non mai sono veicolo delle istanze padronali. Vuoi di berlusconi, vuoi dei DS, vuoi della chiesa.

Nell' edizione delle 13 odierna, al tg1 del servo mimun si parlava, tra l' altro, dei falliti attentati di londra , quelli impediti ad arte ( ad orologeria, verrebbe da dire) dai poliziotti del mondo, ossia bush e blair, a perenne gloria del loro nome di pacificatori e a testimonianza del fatto che il livello di guardia, di paura, di tensione, dei poveri cristi deve essere sempre altissimo. il nemico ci ascolta.
Ebbene, nel servizio si parlava di un' operazione di intelligence condotta in italia, che ha portato all' arresto di circa 40 " presunti" terroristi. Sapete come si chiama il nucleo di polizia che ha portato avanti l' operazione? " Polizia di prevenzione". Cioè, siamo in Minority report: la precrime agisce prima che il delitto sia commesso, intervenendo sull' extracomunitario irregolare, se di fede islamica è meglio. Repressione delle intenzioni, insomma. Questo nulla toglie al fatto che esistano molti potenziali terroristi, certo. Ma qui siamo al ridicolo involontario. Da circa un mese il medio oriente è sconvolto da un eccidio senza fine, migliaia di morti, soprattutto tra i civili. Centinaia di bambini dilaniati dalle bombe, uccisi dal crollo delle loro case dovve dormivano ignari. Ma quello non è terrorismo: è una guerra, un' opera di pacificazione, una azione di prevenzione. Il terrorismo, gli attentati suicidi, la mentalità del sacrificio totale e brutale, si nutre e si fortifica proprio in conseguenza di politiche ipocrite come quelle dell' occidente, che crede di avere la risposta a tuttti i problemi di ordine sociale e antropolocico riconducendoli a mere questioni di ordine pubblico, di lotta tra buoni e cattivi.
La politica mi disgusta sempre di più.

giovedì, agosto 10, 2006

Fronte del porto

La parola rimase sospesa e il silenzio precipitò su quell'istante di vita. Ci si affidò agli sguardi, ad un lento indietreggiare, ad un desiderio pericoloso. Il seguito fu riposo, brezza di terra e motopescherecci in partenza. Ricordi nitidi che si ordinavano, cominciarono a raccontare un passato divenuto remoto. Me ne stupii e sorrisi al pensiero di un profumo rimasto ancora intatto.
Povero come un gatto del Colosseo mi dedicai all'errare notturno, preparai una faccia da offrire ai passanti e cercai una scusa da regalare a me stesso. Inciampai tra la folla, tra l'umanità di varia fattura che popolava i vicoli del mio andare. Una spiaggia divenne sosta e rifugio. Reti abbandonate e legni violentati dal tempo narravano storie di sopravvivenza, forse morte. Un ubriaco si palesò urlando. Seguii il suo barcollare per poi perderlo tra le ombre del porto. Un pensiero si fece curioso ed invadente. Azzardò una domanda. Non ottenne risposta.
Lo lasciai salpare verso le luci lente dell'orizzonte marino.
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

mercoledì, agosto 09, 2006

Un 28 di Luglio


L' insostenibile leggerezza del palco, col suo fardello di luci e le sue inesauribili risorse, accompagnò Le Cannù come una azzurra nave da crociera nel limbo delle sensazioni inespresse e turbinanti.. Era bello ascoltare le chitarre acide, le armonizzazioni allegre dei musicisti attempati ( ma solo nella forma). La sostanza regalava continue infusioni di allegria e deja vu, la massa vociante e chiacchierona era per Le Cannù soltanto un orpello colorato e bidimensionale..
Avrebbe voluto che quel momento continuasse per tutta la notte, ma era consapevole che, sulle note dei brani più famosi, avrebbe incominciato a respirare quella sensazione di amarezza per un racconto breve che si spegne quando ha finito di autocompiacersi .
Gli sarebbe rimasto il ricordo fotografico, elettrizzante ma destinato a sbiadire, e l' amara consapevolezza di non aver mai condiviso un momento così particolare con una compagna che fosse degna di questo nome.
D' altronde, Le Cannù ne aveva di cocci da raccogliere nel suo personalissimo porto delle nebbie.
Sarebbe andato a casa, e avrebbe fumato con calma l' ultima sigaretta della giornata ,nella speranza che non avrebbe mai terminato di consumare sé stessa. Avrebbe guardato lo stesso, immutabile cielo, e forse sarebbe stato al riparo, per un pò.
Il cielo l' avrebbe ricoperto come una gigantesca e soffice coperta, le stelle sarebbero state i suoi peluches.

Notte, di nuovo notte, col suo carico di musica già scritta e melodie che qualcuno stava componendo...

Nuovo blog del Lab04



E' ufficiale. il Laboratorio teatrale sperimentale permanente ha un nuovo blog. Confidiamo nella curiosità di voi, navigatori dell' etere, e di quanti già ci conoscono, affinchè il blog diventi uno strumento utile, magari collaterale, ma essenzialmente funzionale alle attività del Lab. In basso a destra, tra i blog linkati, c' è anche lui..

dateci un' occhiata!

martedì, agosto 08, 2006

Narcisismo



Ogni tanto non ci sta male.. la foto è veramente bella, l' unica della mia maturità che tenga appesa in casa ( le altre nelle cornici appartengono all' infanzia..).
Ed è strano pensare come immagine e realtà spesso non coincidano.. La foto è stata scattata durante un concertto al classico village, nel 2003. concerto deludente sotto molti punti di vista: c' erano dieci spettatori in tutto, e l 'impianto di amplificazione della chitarra funzionava da far schifo, c' erano fischi in continuazione dalle casse.. Ed io ero incazzatissimo, suonai di merda e, tra l' altro, non ci diedero neppure una lira..

Però ne è uscito un ritratto niente male.. La mia espressione perennemente concentrata, corrucciata, mentre sono impegnato in un riff, le mie smorfie e la bocca sempre un pò storta quando sono chino sulla tastiera..

I capelli sono l' unica nota stonata.. Sembra che abbia fatto la messa in piega.

Evviva i palchi, evviva l' adrenalina.

Elogio e diselogio d'una realtà poliziesca

Il presente post è sottilmente legato ad un pezzo che ho pubblicato ieri sul mio blog. Molto sottilmente. Esaurito lo slancio propagandistico, procediamo pure.

Negli ultimi giorni leggo Jorge Luis Borges. Mi pare, questo, un pretesto bastante decoroso per volgere, dopo lunghi anni, alla trita questione dell'estetizzazione dell'esperienza sensibile, estetizzazione che talora - se non sempre - si nutre a sbafo, a parassitaggio delle facoltà razionali.
Mi si potrà accusare di stare adottando distinzioni kantiane ma attenzione: qui non si stanno gerarchizzando i modi e le categorie della conoscenza. Sappiamo bene (cazzo, sappiamo?) che solcare le sabbie pallide della Saleccia è azione non meno esecrabile che setacciare un avveduta Storia della Corsica o catalogare puntigliosamente la fauna che abita l'isola. Ciò che conta è non osservarsi dal di fuori mentre si vive, non sperarsi personaggi di una storia già scritta o di un film in fase di tournage; e, anche, non eccitarsi toccando e guardando le golose confezioni dei tascabili Einaudi (come faccio io): sottratto allo spaventoso e coreografico ordine dello scaffale di libreria e condotto a casa propria, un libro diverrà, dans la plupart des cas, l'oggetto ansiogeno e ingombrante che tutti conosciamo; i libri, meglio non mangiarli. La sinestesia è un utopia; e le utopie, si sa, sono cosette affascinanti.

Poi: il fuoco incrociato di spunti libreschi gnoseologico-soggettivisti da un lato, metafisico-idealistici dall'altro (allorché non contemplassimo l'ipotesi pur sostenibile di pseudo-divini spionaggi storico-filosofici e contaminazioni forzate volti a raccapricciare convenientemente le sorti del pensiero umano) e il massiccio bombardamento post-strutturalista (eccone un esempio), inducono oggigiorno il giovane studioso del mondo - e Scalia mi darà ragione - a considerare, ad onor del breve, tutto vero e tutto falso al contempo. Ecco una soluzione elegante, ahà. Dai che stavolta salviamo capra e cavoli. Dice che non bisogna credere più a niente, a nessuno; dice che il sospetto è la chiave della conoscenza. Ahà. Evviva l'epistemologia olistico-qualunquista, evviva l'oggettività soggettiva, evviva la metametafisica. Ehè.
Ma sarà veroperdavvero che c'è l'agenda-setting e che un meganoide ci spia? Sarà propriopropriovero che non c'è più niente da inventare? Sarà proprioveramentenecessario eleggere il big-bang a modello di tutti i modelli? I modelli, poi, quanto sono importanti?

Ai posteri qualsivoglia sentenza.
Io mi limiterò a constatare che, se accettiamo unanimemente e tristemente una realtà poliziesca ordita da un abile spietato demiurgo di successo, sarebbe bene che prendessimo coscienza del ruolo affidatoci e che tentassimo di trasgredirlo qualora non dovesse starci proprio a pennello. D'altronde in questa storia ci sono tanti di quei personaggi che mica puoi stare dietro a tutti, o demiurgo. Meglio forse non aspirare alla celebrità, che poi è biografabilità. Il segreto, dice Freddy Nasone, è muoversi rapidi.

Non estetizziamoci; non interiorizziamoci; non biografizziamoci; non oltre il dovuto, se ce n'è uno.

lunedì, agosto 07, 2006

Aria di casa


Improvvisamente eccomi in piazza re di roma. L' impatto con il mio vecchio quartiere d' agosto mi riporta alla mente una serie infinita di emozioni. Tutte piacevoli, tutte inevitabilmente malinconiche. Saprei riconoscere la zona ad occhi chiusi: l' odore inconfondibile dell' aria al sapor d' intonaco di via albalonga, i rumori ciclici dei motori nella rotatoria, gli spiragli di luce solare al tramonto che filtrano come da un' imposta mezza aperta tra i maestosi eppur rassicuranti palazzi degli Enti costruiti nei primi anni 20 ( perdonate la rima involontaria), nel loro delizioso colore argilloso.. E poi, come non notare gli altissimi platani che custodiscono il rettilineo di via pomezia, creando un verde rifugio con le loro fronde..
Passano gli anni, eppure mi sembra di non essermene mai andato.. E' l' atmosfera ad essere sempre la stessa, sempre così confortevole, sempre accogliente. Anche se ora ritorno da spettatore, è difficile considerarsi fuori dal gioco.
Le persone cambiano, ma l' aria di casa è sempre la stessa, deve esserlo per forza... Ognuno di noi, io credo, è legato indissolubilmente ad un luogo, oltre che a delle persone. Mi manca molto affacciarmi su via etruria, sul caos continuo di automobili e persone, vedere dal terrazzo condominiale l' intricato groviglio di antenne e panni stesi senza fine...

sabato, agosto 05, 2006

fiera della fototessera



Quanto ci raccontano le fototessera? Sono specchio della nostra evoluzione o, al contrario, testimoniano il nostro lento degrado? O più semplicemente, sono la parte di noi che ci assomiglia di più, anche se non vogliamo ammetterlo? Queste sono le foto che mi hanno scattato in questura, in ordine cronologico: nel lontano 1999, nel 2002, nel 2005.. Quale sarà il prossimo stadio? Vi regalo questa fiera dell' obrobrio per un unico motivo: se mi doveste incontrare, chiamate subito le forze dell' ordine ed un esorcista.

Non necessariamente in quest' ordine..

paralleli sul telo, con acrobazie concettuali..

Sdraiati sui nostri teli da mare e costantemente frustati dal vento sabbioso, io ed Higuerra parlavamo a ruota libera. Lui assorto come al solito, gesticolando con un libro di borges nella mano destra, io raggomitolato quasi in posizione fetale mentre il debole sole del tramonto mi faceva scivolare in un delizioso stato di torpore...
Io ed higuerra parlavamo d' amore, e al solito la discussione è scivolata inevitabilmente verso le donne, l' interrogativo più grande ed affascinante della nostra vita. Esponevo ad higuerra le mie teorie un pò pessimistiche sullo svolgimento dei rapporti di cuore, tanto che lui mi ha tacciato, con un sorriso sulle labbra, di " determinismo sentimentale", e non ho potuto non dargli ragione: sulla base delle mie esperienze pregresse, spesso penso di poter individuare un meccanismo comune ed inevitabile nel decorso delle storie, o quantomeno nella dinamica che scatta nella mente delle mie partner. Finendo spesso per tirarmi indietro, o per affrontare comunque un nuovo rapporto stando sul chi va là. Higuerra sosteneva con serenità che bisognerebbe smetterla di pensare all' universo femminile in un ottica di conflittualità perenne che genera paura, timidezza, e infine misoginia, abbandonare il concetto di " lotta" e "conflittualità" che incosciamente adottiamo ogni volta che ci relazioniamo con l' altro sesso. Cercare, insomma, di essere più rilassati e privi di schemi precostituiti.
Se è pur vero che ho imparato a vivere anche con slancio i miei periodi da single, senza che il desiderio della ricerca mi ossessionasse, devo ammettere che la teoria di higuerra ha colto nel segno, e mi ha fatto riflettere. Sento di essere molto più sereno, ora, forse perchè ho sentito dire da un amico ciò che da tempo avevo bisogno di sentirmi dire: crea una linea netta di demarcazione con un certo passato, affronta tutto ciò che viene come se fossi " neutro" ( quest' ultima parola l' ha detta higuerra). Dalla mia ho comunque la fiducia in ciò che ancora non vedo, in ciò che dovrà avvenire, nel potenziale umano che sfrigola intorno a me in ogni momento..

Non so se ciò che ho appena detto è di vostro interesse, ma comunque.. grazie, higuerra!

venerdì, agosto 04, 2006

It's up to you


Queste parole mi fuor porte in anglico idioma. Il costrutto fu rapidamente sciolto nella più amata lingua del Sì, ma il quarto d'ora successivo alla pronunzia fu un esercizio di interpretazione. Sinfonia di interrogativi o infernale bufera di congetture. Il vino non aiutò il ragionare, la favella si fece fioca di fronte all'umanità che pascolava nei dintorni. Io venni in loco d'ogne luce muto, che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto... Illuminato dal sapore del Varnelli con ghiaccio o forse scosso dalla tramontana, risolsi l'enigma in una fragile lettura. Lasciai che il pensiero si sciogliesse nell'umidità di una stanza, mi abbandonai ad una tiepida risposta...

A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e ’l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle.

confusione e rabbia a corrente alternata


Non voglio crescere. Cosa vuol dire essere adulti? Ostentare agli altri una supposta indipendenza raggiunta facendo un lavoro di merda a 500 euro al mese, sottoposti ad un capufficio padrone e a regole contrattuali mortificanti? Bisogna essere frenetici, mi sento dire, è la vita che te lo impone: lavora 10 ore al giorno, stacca, corri a far compere, esci con i colleghi di lavoro, continua a parlare degli orari massacranti e di un impiego senza scopo se non quello del logoramento psicofisico dei dipendenti...
Conosco una marea di persone che non coltivano interessi nella vita se non quelli dettati dalle contingenze: prendono ad alibi la loro gabbia diurna costituita da orari e pratiche senza senso per dire che sono stanchi alla sera e non possono dedicarsi as altro.. Magari vanno a vedere un film ogni tanto, si fanno la loro scopatina una volta ogni sei mesi, cose del genere. Ma senza slancio. Credo che essere adulti significhi piena consapevolezza delle proprie potenzialità, capacità di indirizzare il flusso della propria creatività, non importa quanto consistente esso sia. Insomma, lavorare oggigiorno per un giovane è alienante: Ma perchè dare questa condizione per immutabile, scolpita nel tempo e nello spazio? Voglio continuare, perciò, ad essere un bambino. A pensare che esista un modo spontaneo e semplice di concepire la realtà, senza eccessive sovrastrutture borghesi e soprattutto, senza omologazioni..
buona mattinata a tutti, oggi splende il sole ed io sto fumando più del solito..

p.s. : la foto è stata scattata la notte delle ultime elezioni politiche, davanti casa del Nano. Si intravedono Le Cannù, Scalìa e Medau ( da qualche parte dovrebbe esserci anche dottor sgamas) in un momento di euforia eccessiva per la vittoria dei nostri "dipendenti" del centrosinistra. Fu una notte di passione, quella: rabbia, sconcerto, fugace allegria e euforia a sprazzi.
Ma valeva la pena viverla e dare libero sfogo alla nostra sinergia da stradaioli romani..
Anche questo è voler essere " bambini"..

giovedì, agosto 03, 2006




"Ognuno fa quel che gli pare
E mangia i frutti dell' esperienza
Veste l' opera della sua manualità
Imparando le cose soltanto quando bisogna
Sommando il succo degli episodi
L' emotività naturale irrisolta

Per quella viscerale colpa
Che sta nella pigrizia dei modi
Noi tutti abbiamo di che bere
Attingendo come un gregge
assetati di un unico bicchiere
Le solite gocce

Esiste un' insana paura
Di cercare altrove il bisogno
ed appellarsi al sogno
Per una gioia che dura..

Come se uno sbaglio fosse dolore
E rischiare soltanto l' errore
Si prendesse tutta la posta
Lasciandoci niente in tasca
Tutto quell' amore disperso
Non era previsto

Esiste un' insana paura
Di cercare altrove il bisogno
Ed appellarsi al sogno
Per una gioia che dura.. "

Max Gazzè, " Non era previsto", tratta dall' album " Ognuno fa quel che gli pare" ( 2001).
Era inevitabile un tributo alla canzone che da il nome a questo blog, stupenda sotto ogni punto di vista..

Il gabbiano indeciso


Il mattino era stato uno sfogliare di pagine al sapore di caffè, uno sputare fumo sulle notizie di guerra, un incontrollato giramento di palle davanti alla foto di una morte "collaterale".

Scalia seguì un ricordo evocato da un canto in Re maggiore. C'erano i gabbiani e un sorriso timido, una partenza annullata, un'indecisione. Aveva sentito il calore di un'emozione lontana. Stupore, piacere, poi la realtà che tornava a sfigurare il suo tempo. Quell'attimo bastò per conferire al giorno che si chiudeva in una sfilata di nuvole, un significato non banale. Lo affascinava il non sapersi raccontare, il suo pattinare tra una poesia ed un lento ma costante cazzeggiare. Scalia alzò la testa, strinse i pugni, rimase ad aspettare la sera.
La pioggia lo avrebbe sorpreso sulla via verso casa.

martedì, agosto 01, 2006

oggi come ieri guerra



Oggi, xx/xx/ 1916

" Cara anna,
un' altra interminabile giornata è ormai giunta alla fine, ed il sole infonde i suoi raggi cremisi all' interno della trincea, dipingendo colori di guerra sui visi stanchi e terrosi degli altri soldati.. qualcuno, come me, approfitta del momento di innaturale calma per rannicchiarsi su sé stesso e scrivere poche, concitate righe; qualcun' altro siede con lo sguardo fisso nel vuoto ed il volto scarnito ed solcato da rughe, stringendo senza passione la fredda canna del proprio fucile. Un giovane tenente di complemento ispeziona con passo incerto la nostra postazione, fermandosi infine a sorseggiare un disgustoso caffè a base di carrube assieme a due corpulenti caporali della provincia di caserta.. Sento le loro fragorose risate da qui, ed avverto la composta malinconia del tenente, un ragazzo di appena vent' anni che probabilmente non giungerà a guardare con occhi coscienti la prossima alba..
I bombardamenti si sono susseguiti per tutto il giorno.. Il sibilo dei mortai è divenuto ormai oscuro presagio di una lotteria di morte: chi sopravviverà al botto? Siamo riusciti a contenere le perdite: sono morti soltanto quattro soldati.. Due di loro hanno sofferto molto, urlavano come disperati mentre le budella si riversavano impietosamente al suolo.. Il ragazzo che sedeva a soli quattro metri da me è passato all' altro mondo senza nemeno accorgersene: nella mano destra che ho raccolto a dieci metri di distanza c'era ancora la sigaretta con il braciere fumante, consumata soltanto per un quarto." Nemmeno il tempo di finirla", ho pensato con una punta di tristezza abissale, mentre il mondo ruotava tutto intorno a me, vertiginosamente, e qualcuno mi strattonava con forza. avevano bisogno di me in infermeria. Era l' ufficiale medico, l' occhio bendato e sanguinante, che mi incitava a correre perchè un ragazzo di 18 necessitava di un' amputazione. Non di una ragazza con cui condividere i momenti più spensierati dell' adolescenza, ma di una bella amputazione. Un arto regalato alla patria oggi, e domani chissà cos' altro..."