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domenica, luglio 15, 2012

Cinema, rossore ed empatia.

Umbriafilmfestival. Ci sono arrivato quasi per caso, pur vivendo in zona non conoscevo questa manifestazione di carattere internazionale, che ha come cornice scenografica la suggestiva rocca medioevale di Montone, paesino che fu terra d'origine d'un condottiero del XV sec., tale Braccio Fortebraccio, che la mia mente associa più a memorie monicelliane che al valore cavalleresco dell'epoca. Insomma, arrivo a Montone per assistere ad una rassegna di corti cinematografici, uno dei quali ha avuto la sorte di vedermi come protagonista, scopro questo festival dedicato al cinema d'autore di tutta europa. Dopo la rassegna dei corti (dieci in tutto), uno più interessante dell'altro, veniamo condotti dall'organizzatrice dell'evento nella parte alta del paese,dove, presso un chiostro francescano, viene offerto un gradevole rinfresco a base di tipici prodotti umbri. Tutti sembravano a loro agio, italiani e stranieri, perlopiù inglesi. Il clima era davvero conviviale e scherzoso; discorro con alcuni colleghi del settore, tra una ricotta al tartufo e risotto (sempre al tartufo) innaffiato da un pastoso vino rosso, e mi dirigo verso la terrazza panoramica, dove tra le pietre calcaree arrossate dal tramonto il regista Terry Gilliam, seduto compostamente su una panchina chiacchierava amabilmente con alcuni ragazzi. Mi dirigo poi verso la piazza principale del paese, dove vengono proiettati alcuni corti per bambini, di una delicatezza e intelligenza davvero singolari; a seguire, assisto all'anteprima di un film danese ambientato nel '700 che, contro ogni mio radicato pregiudizio, si rivela entusiamente ed ipnotico tanto da farmi restare incollato alla sedia per circa due ore e mezzo. La proiezione termina, tutti si allontanano compostamente, in silenzio. L'indomani verrà proiettato il Coriolanus per la regia di Ralph Fiennes, che presenzierà alla serata e verrà omaggiato con la consegna simbolica delle chiavi della città. Non posso davvero perdermelo. Ritorno a Montone, la sera seguente. La proiezione comincerà alle ore ventuno, ma già alle venti è difficile trovare un posto a sedere. Io e mia madre siamo fortunati, ci tocca una rispettabilissima quinta fila. Arriva Fiennes, toni e abbigliamento dimesso e grande umiltà. Introduce il suo film con un discorso che si è preparato in italiano, e lo legge in maniera appassionata. Al termine del film risponde con pazienza alle domande, spiegando in un inglese fluidisso, che un'interprete davvero incompetente riassume in continuazione troncando parti essenziali e riarrangiandone altre. Ralph se ne accorge, ma abbozza un sorriso e va avanti, tra i lazzi di Terry Gilliam in fascia tricolore. La festa finisce, tutti vanno via, e nel mio cervello campeggia solo una domanda. Perché non c'era nemmeno uno, ma dico uno, dei cosiddetti "grandi attori" di casa nostra ad omaggiare due presenze immense come quelle di Fiennes e Gilliam? Quanta presunzione e supponenza ammantate di ipocrisia. Il provincialismo della nostra cultura è ben evidente soprattutto in occasioni del genere, dove due grandi artisti vengono accolti dal sindaco e da un carosello di paesani in comune. Il che non mi infastidisce affato, anzi: la loro gioia era evidente, il loro impegno per rendere il tutto gradevole e sincero enorme. Ma, di fatto, mancavano i "colleghi" italiani, che si sentono arrivati solo perché hanno fatto un film d'autore, e non sanno nemmeno dove sta di casa uno Shakespeare che sia profondo e vero. Ma tant'è. Ad ogni modo, sono state due belle giornate. Chissà quando ne ricapiterà almeno una così.

venerdì, luglio 13, 2012

12

Non credo alle coincidenze, ma il Caso sembra esser diventato un vecchio, affettuoso amico. Una ricorrenza assai spiacevole ha finito per coincidere con una scadenza importante, quasi un punto di svolta. Mi ritrovo a pensare quasi con serenità, a vagare verso mete infinite con il pilota automatico inserito, cercando di godermi il panorama e di non decifrare l'infinitamente grande celato nell'infinitamente piccolo. Cerco di consapevolizzare i microscopici riflessi di dio negli infiniti riflessi di un caleidoscopio terreno. Oggi ho sonno, e credo sarò felice, almeno per i prossimi dieci minuti. Grazie.

domenica, luglio 08, 2012

Luglio

Mese di cambiamenti. Orribili ma anche meravigiosi, oppure ancora incogniti. Gira quest'immensa giostra nella fiera e ancora non so se mi trovo in alto oppure sto di nuovo per toccare terra. Qualcosa sta cambiando, comunque, e ancora credo che sia un bene.

mercoledì, luglio 04, 2012

Ecce qqua.

Qui in Umbria, a Luglio, c'è un mare fantastico. Se chiudi gli occhi e respiri con vigore, l'alba fragrante di spuma bianca e rosso fuoco ti riempie i capelli, non ti serve nient'altro
. Stai per tornare a casa, e questo basta.

martedì, luglio 03, 2012

Credevo meglio. Troppo idealismo fa male al buonumore, oltre che alla digestione. Mi ritrovo perplesso nel tentativo di decifrare emozioni che cozzano come il costa concordia sugli scogli mentre il faro di Alessandria brilla poco lontano, immobile e vanitoso, fiero del suo essere sempre al massimo nonostante i rovesci del tempo e della fortuna. Il faro è a portata di mano, eppure non so se sia giusto puntare verso di lui oppure voltare verso la biblioteca, luogo della mente e delle speranze. Non so se questi due pilastri dialoghino ancora tra di loro, non so neanche se questo monologo sia soltanto un parto febbricitante dei miei neuroni bruciati oppure risponda ad una qualche esigenza pressante tra le tante del momento. Il momento è delicato, direbbe Ammaniti, ma è anche già passato. Ed è tempo di illuminare l'orizzonte col sole.

lunedì, luglio 02, 2012

Folate d'inferno e il buon Carogna che avanza, nottate in bianco e nero con pioggia a scrosci, un capolinea che si avvicina, e una nuova stazione coperta dai platani. Non vedo l'ora di rimboccarmi la sciarpa di lana sopra il naso e calcarmi lo zucchetto nero fino alla base del naso, per avanzare a mo' di ariete tra quadri svedesi intrecciati ma dai colori sfavillanti.