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martedì, aprile 01, 2008

Calcutta, notte, ore 00:43

Da mezzanotte in poi, a intervalli regolari, per tutta la notte, cominciamo a sentire una serie di fischi. Sono i guardiani che fanno la ronda. Il capo guardiano, che sta proprio sotto casa nostra, fa il primo fischio, gli risponde un altro guardiano, poi ne fa un altro, e si sente un suono appena più lontano, e così finchè non si chiude il giro. Se tutti rispondono al primo, vuol dire che va tutto bene. Se uno non risponde, c'è qualche problema. Tutta la notte, ogni ora.
Talvolta ne senti qualcuno cantare. Melodie semplici, in hindi o bengali, come una nenia gentile, una ninna nanna nel silenzio di una strada qualsiasi di questa città.

Calcutta di notte può essere l'inferno, e il paradiso allo stesso tempo. La vedi docile percorrendola in taxi, senza il traffico paradossale e totalmente illogico che la strangola di giorno. L'aria è un po' più respirabile, le strade vuote, le luci gialle la illuminano come una qualsiasi altra città. Per un momento ti sembra tutto grande, aperto, misuri gli spazi in un modo diverso, ti sembra che anche questa città possa essere tua.

Ma i fantasmi, che fino a sera sono mischiati in mezzo alla folla, di notte li vedi bene, uno ad uno. Difficilmente di giorno Calcutta delinea i confini tra la ricchezza e la povertà. Alla luce del sole torrido, mai veramente brillante, velato di fumo e clacson, tutto trabocca fuori, come in un immenso pentolone, dove un dio schizofrenico, più che malato, fa ribollire milioni di vite umane.

La notte invece la povertà la vedi con la lente, la vedi da vicino, anche se tu sei lontano al tempo stesso, e ti fa paura. Dormono per terra, dove capita, tanti, tantissimi, ovunque. Vicino ai cani, sbattuti in mezzo alla strada, come rassegnati al loro destino, quello di finire sotto una macchina, o divorati dai loro stessi compagni di sventura. E se stai qui, devi farci il pelo, immediatamente. A vedere marciapiedi che da un giorno all'altro diventano case di fortuna, con un telo come tetto e un secchio pieno d'acqua come lavandino. A guardare per terra, quando cammini, per non calpestare un cane che dorme, o un bambino che vaga da solo, nudo. Altrimenti non resisti. Il senso di impotenza e rassegnazione a volte lo tocchi con mano, trasuda, te lo senti addosso. Proprio come i randagi di Calcutta, che, mentre gironzolano in cerca di qualche osso, sembrano conoscerlo già, il loro destino.

Calcutta non è solo questo, è riduttivo e semplicistico pensare che sia nient'altro che la città delle baracche e di Madre Teresa E' mille altre cose. La capitale culturale dell'India. Una città che si evolve continuamente per certi aspetti e che resta incredibilmente uguale a se stessa per altri. L'ex capitale dell'Impero inglese. Una metropoli molto più sicura di quanto la sua pessima fama non faccia credere. Una delle maggiori città di uno stato che cresce a ritmi vertiginosi, e dove vedi spesso una classe media che si espande, imitando i modelli di quello stesso capitalismo avanzato che ora vorremmo frenare. Mica perchè siamo buoni, semplicemente perchè ci rode che ora loro inquinino e distruggano ulteriormente quello stesso mondo che stiamo distruggendo noi. E poi, accanto agli aumenti da capogiro del pil indiano, una povertà che sembra non finire mai. Il paese degli ingegneri richiesti in tutto il mondo e di un analfabetismo che non dà tregua.

Meglio andare a dormire prima che parta la prossima ronda. Anche i guardiani hanno smesso di cantare, e di sbattere in terra i bastoni di bambù, per far sentire a qualche malintenzionato che loro ci sono, e, anche stanotte, non dormono.

5 commenti:

Rapunzel ha detto...

Mi sembrava di essere lì, con il cuore in gola ad aspettare il fischio dei guardiani... grazie per questo frammento di Calcutta...

Anonimo ha detto...

caro vassallo, ti rispondo brevemente da un internet pointt,giacchè da duesettimane o quasi attendo che sia ristabilita la connessione alice acasa nuova.. Il trasloco è stato effettuato con sudore e con successo, pian piano si vede la luce.. Grazie per le tue pagine di vita stracciona, ti chiamerò via skype appena possibile. Nel frattempo cerca di starein salute e non molestare le indiane!

Abbracci, e odio privato,

andrea

magritte ha detto...

Andrè, questo è il paese per te. Un pacchetto di sigarette cosa un euro e mezzo. Ma la cosa più bella è che te le vendono anche sfuse....il tuo sogno!Ti prendi una bella sigaretta indiana con una rupia e mezzo! E sui pacchetti non ci sono nemmeno messaggi intimidatori! Questa sì che è civiltà...

Anonimo ha detto...

Deve essere splendido e difficilissimo il viaggio che hai intrapreso, in una civiltà cosi magica e cosi distante... imbocca al lupo... Aspettiamo altri stralci di vita a Calcutta, nel frattempo ti mando un bacio aspettando le prossime news.

Anonimo ha detto...

Ero io cmq
Marta