... Così cantava Max Gazzè. L'imprevisto è parte della vita. Forse ne costituisce l'aspetto più stimolante, anche quando stravolge negativamente la nostra quotidianità. L'imprevisto genera crisi, ripiegamento, riflessione e sommovimento di idee, che escono dall'incubazione, dalla stasi, e si traducono in variabili e movimento. Perciò va riconosciuto subito e assecondato: l'imprevisto ci spinge alla ricerca. Come questo blog, anche se il fine non è chiaro neppure a me...
sabato, luglio 24, 2021
Respirare, ancora.
Esiste una continuità tra il tempo e lo spazio? E' possibile azzerare distanze apparentemente insanabili attraverso l'emozione immediata e quasi paralizzante che un luogo suscita in ogni poro della tua pelle, in ogni cellula e fibra del tuo essere, attraverso i suoi odori in primo luogo e poi con le immagini che puoi vedere, toccare, e di nuovo continuare a respirare?
Esistono luoghi e tempi dell'anima, che appartengono e apparterranno soltanto a te in ciascuno dei multiversi esistenti, esistiti, razionalmente e irrazionalomente sostenibili?
Quale forza ci trascina e ci sospinge per valli antiche eppure sempre nuove alla scoperta di uno sguardo lanciato lontano a ricercare memorie di uomini, di vita e d'esistenza? Quale sentimento ci spinge a rimanere senza fiato e a non volerne, per continuare a respirare senza sosta il senso dell'eterno ritorno nel nostro ritaglio di spaziotempo?
Non ho risposte razionali, soltanto il desiderio di una costante e ineluttabile ricerca del "nòstos" e di quella sublime e profonda "alghìa".
Bentornati e bentrovati, viaggiatori dell'imprevisto.
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3 commenti:
E’ quando la luce vacilla
e va via che arrivano gli altri colori.
Tornano a grumi i ricordi
come collane delle altre vite
che io ho finto di dimenticare.
Si riflettono in questa,
danzano sui miei capelli,
mi trascinano, timido, in un ballo
pubblico sotto gli occhi di spettatori
diversamente interessati.
A volte rovescio il capo all’indietro
e mi concedo.
Allora è bellissimo,
i cieli, le strade, le stagioni,
i visi e le parole, mi sfondano
il cuore
senza farmi male.
Allora io sono vero, senza luci di scena
falsi eroismi, concrete paure.
Sono quel che mia madre ama e teme io sia:
un lucido errore che riconosce se stesso.
Aspetto che gli astri terminino
il loro ciclo, domattina non potrò dire di aver sognato
non riesco mai a dividere esattamente
i sogni dalla realtà,
l’oggi da ieri,
i miei occhi stanchi dai miei piedi
di bambino.
E’ di sera che il quadro si compone
ed io che sono malato
alzo il viso verso l’eco delle mie ombre
in direzione del mio respiro lontano.
I luoghi di cui parli esistono, lì si respira ancora.
Bellissime parole...
Davvero toccante, grazie.
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