Nel febbraio del 2004 ho iniziato a lavorare in un'agenzia di scommesse sportive. Ho sempre lavorato il fine settimana, a volte il mercoledì di coppa, tutti i giorni in occasione dei mondiali e degli europei di calcio. Ho fatto un conto approssimativo, ma abbastanza verosimile e ho calcolato che in tre anni di lavoro ho toccato banconote per un totale che si aggira intorno al milione di euro. Una cifra considerevole se penso ai miei sei euro di paga all'ora. Fare lo sportellista è un lavoro noioso come ce ne sono tanti, un lavoro che non offre prospettive, e chi lo fa ( soprattutto giovani e tra loro tanti studenti come me ) sa che non sarà per tutta la vita. L'ambiente di un'agenzia di scommesse ippiche e sportive è difficile da descrivere. Raccontare i personaggi che lo frequentano è un esercizio di letteratura neorealista e di fine analisi psicologica. Io, per tre anni, ogni volta che sono andato a lavoro, ogni volta che ho varcato la porta a vetri antiproiettile, ho incontrato sempre gli stessi volti, le stesse persone con gli sguardi persi nei televisori che trasmettevano le corse dei cavalli. Li ho visti studiare a memoria le quote delle partite o perdere centinaia di euro ai videopoker, li ho sentiti coniare bestemmie e sommergersi di sproloqui, li ho visti litigare e disperarsi per un fotofinish dannatamente rivelatore. Per tre anni, li ho visti andare su e giù per la sala scommesse, li ho visti entrare lì dentro alle dieci di mattina ed uscire alle otto di sera. Da dietro il vetro della mia cassa ho assistito ad uno spettacolo umano che all'inizio credevo buffo. Poi ho iniziato a capire e ho cercato di provare rispetto per quegli uomini e per la loro malattia del gioco. Ho cercato di essere gentile e a volte sorridente, ma la cortesia non fa parte del gioco, del loro gioco. E così la decisione di non ridere più quando si lavora, di usare la cortesia solo per alcuni un pò più umani, di fare il mio lavoro senza troppa confidenza che tanto anche se non rido mi pagano lo stesso. I personaggi dell'agenzia, i clienti fissi hanno nomi e soprannomi. C'è l'avvocato, giornalaio dall'alba alle dieci di mattina e poi assiduo "cavallaro"; c'è l'ingegnere dalla scommessa pesante, ricco traffichino nonchè candidato nelle liste di un grande partito della libertà alle ultime amministrative; c'è valium, uomo sporco e lento dall'orario prevedibile; il cravattaro, con l'hobby della cocaina e delle belle giacche; Alì, pakistano perfettamente inserito nel sistema; c'è Luciano, pensionato ignorante dall'atteggiamento ambiguo che tende allo stronzo; ci sono poi una dozzina di polacchi e rumeni che riescono ad essere gentili anche alla quindicesima Peroni; Gaetano, uno che di professione perde ai cavalli e che nel tempo libero bestemmia la Madonna; ci sono due o tre ragazzi della mia età che forse sono ancora in tempo per capire che il loro tempo di giovani potrebbero viverlo diversamente. Ne dimentico tanti di personaggi in questa breve lista e ad essere sincero ci sono alcune persone che risultano simpatiche e gentili. Mi viene in mente Nicola, Tonino il sordo che un pò ce è e un pò ce fa, Salvatore il laziale e parecchie altre persone che vengono a giocare la schedina domenicale e che a volte capiscono l'amarezza di un lavoro che annichilisce il cervello. Nell'agenzia in questi anni ho assistito a scene non-ordinarie, litigi, scazzottate, offerte sessuali da parte di attempate signore in cambio di pochi euro da giocare sull'ultima corsa di Agnano, pistole sotto la giacca, poliziotti in fila con gli spacciatori. Ho incassato dozzine di vaffanculo. A volte ho risposto e a volte no perchè in fondo il cliente, anche se maleducato, ha sempre ragione soprattutto quando è sotto botta di cocaina e in tasca ha un coltello. Sembra una descrizione assurda, ma così è e per tre anni ci sono stato dentro.
Ieri mattina vado a lavoro e la caposala mi dice che il campionato è sospeso, che hanno ammazzato un poliziotto a Catania, che non ci sono scommesse. Mi vengono subito in mente le parole di Pasolini dopo i fatti di Valle Giulia: i poliziotti figli del popolo e gli studenti con i soldi di papà. Poi mi fermo e penso che non ci sono lotte studentesche o ideali da difendere il venerdì sera allo stadio. C'è una partita di calcio, quel calcio grazie al quale ho lavorato nell'agenzia di scommesse per tre anni, ma che in realtà ho smesso di seguire assiduamente da molto più tempo. Ci sono i campionati stranieri mi dice la caposala e quindi mi faccio 8 ore di agenzia a ritmo rallentato e doppiamente noioiso. Alla sera torno a casa, mangio, dormo e questa mattina entro in agenzia per il mio turno domenicale e vado nell'ufficio del direttore. Il direttore è un uomo gentile, con una grossa pancia gonfia, i capelli bianchi e una tendenza fascistoide che ha subito il fascino del capitalismo prima e del berlusconismo poi. Gli spiego che sto per laurearmi, che devo finire alcuni esami, che due soldi da parte li ho messi e che non ho più tempo per l'agenzia. Gli assicuro una disponibilità di ancora un mese in modo che lui possa organizzare la mia sostituzione e mi licenzio con la serenità di chi ha fatto il proprio lavoro di merda per tre anni senza mai litigare con un collega mantenendo con il direttore un rapporto di reciproca fiducia. Il direttore - che è uomo ragionevole - ragiona e capendo la mia situazione, se pur rammaricato, appoggia la mia decisione offrendomi la possibilità di fare qualche turno se dovessi avere bisogno di qualche spicciolo. Mi sembra una soluzione vantaggiosa e un'offerta generosa. Ringrazio e me ne torno a lavoro per il mio turno, dietro il mio vetro a guardare l'umanità che ancora per qualche tempo accompagnerà i miei fine settimana. Oggi li guardo bene i miei "clienti", meglio del solito perchè c'è poco da lavorare, perchè il campionato oggi non c'è, perchè hanno ammazzato un poliziotto durante una partita di calcio.
P.S Oggi per la terza volta in vita mia ho giocato la Tris che si correva a Roma.
12 EANNAMO
5 BOLIS DI S
15 FAMME FATA
Il 5 l'hanno dato per disperso.
Ieri mattina vado a lavoro e la caposala mi dice che il campionato è sospeso, che hanno ammazzato un poliziotto a Catania, che non ci sono scommesse. Mi vengono subito in mente le parole di Pasolini dopo i fatti di Valle Giulia: i poliziotti figli del popolo e gli studenti con i soldi di papà. Poi mi fermo e penso che non ci sono lotte studentesche o ideali da difendere il venerdì sera allo stadio. C'è una partita di calcio, quel calcio grazie al quale ho lavorato nell'agenzia di scommesse per tre anni, ma che in realtà ho smesso di seguire assiduamente da molto più tempo. Ci sono i campionati stranieri mi dice la caposala e quindi mi faccio 8 ore di agenzia a ritmo rallentato e doppiamente noioiso. Alla sera torno a casa, mangio, dormo e questa mattina entro in agenzia per il mio turno domenicale e vado nell'ufficio del direttore. Il direttore è un uomo gentile, con una grossa pancia gonfia, i capelli bianchi e una tendenza fascistoide che ha subito il fascino del capitalismo prima e del berlusconismo poi. Gli spiego che sto per laurearmi, che devo finire alcuni esami, che due soldi da parte li ho messi e che non ho più tempo per l'agenzia. Gli assicuro una disponibilità di ancora un mese in modo che lui possa organizzare la mia sostituzione e mi licenzio con la serenità di chi ha fatto il proprio lavoro di merda per tre anni senza mai litigare con un collega mantenendo con il direttore un rapporto di reciproca fiducia. Il direttore - che è uomo ragionevole - ragiona e capendo la mia situazione, se pur rammaricato, appoggia la mia decisione offrendomi la possibilità di fare qualche turno se dovessi avere bisogno di qualche spicciolo. Mi sembra una soluzione vantaggiosa e un'offerta generosa. Ringrazio e me ne torno a lavoro per il mio turno, dietro il mio vetro a guardare l'umanità che ancora per qualche tempo accompagnerà i miei fine settimana. Oggi li guardo bene i miei "clienti", meglio del solito perchè c'è poco da lavorare, perchè il campionato oggi non c'è, perchè hanno ammazzato un poliziotto durante una partita di calcio.
P.S Oggi per la terza volta in vita mia ho giocato la Tris che si correva a Roma.
12 EANNAMO
5 BOLIS DI S
15 FAMME FATA
Il 5 l'hanno dato per disperso.
8 commenti:
Io mi sarei soffermato un pò di più sui personaggi:il cavallaro è una risorsa infinita. Quando saremo capaci di scrivere e di immaginare dovremo rendere le nostre scuse ai cavallari ed eleggerli al rango di protagonisti-coprotagonisti...etc...
Quanto alla tris...circa un anno fa vinsi trentaquattro euro con due giocate...numero 12 e numero 17 entrambi sorteggiati dal mio orologio che segnava puntualmente le 12:12 e le 17:17...c'ho riprovato una terza volta...l'orologio segnava le 23:23...i cavalli il giorno dopo erano solo 17...da quel giorno la io e la tris abbiamo intrapreso due cammini differenti...buonanotte
Sei euro l'ora.
Anche tu?
Ma cos'è uno standard dello stipendio infame?
pure io prendo 6 l'ora..anche se l'ultima volta per 3 turni me ne hanno dati 10 l'ora.si sono sbagliati, aimè.
Sono anni che accarezzo l' idea di andare a tor di valle e perdere una giornata giocando due lire alle corse.. Propongo di organizzarci al più presto come dei novelli mandrake & company..
Caro scalia, la tua serenità è il punto nodale della questione. E questa mossa ti ha avvicinato un pò di più ad uno stato d' animo sempre perfettibile ma necessario.
Bllh!
Mi è piaciuta questa pagina di vita quotidiana.
Durante la lettura, sono tornata indietro varie volte, per leggere con più attenzione, le descrizioni dei "clienti".
Me li sono immaginati, tutti.
Ho sorriso per alcuni, per altri, un pò d'amarezza.Sotto casa mia c'è una di queste agenzie..e spesso, quando ci capito davanti, mi chiedo che vita facciano questi personaggi, chiusi (prima) in una nuvola di fumo, inebetiti davanti ad i monitors.
Cmq, forse, ognuno di noi, ha la vita che si merita. Credo che solo chi è stato davvero sfortunato, chi è nato sotto la "stella sbagliata" possa essere scusabile.
Gli altri, no. C'è sempre la possibilità di scelta. A mio parere, ovviamente.
Il calcio, non mi ha mai interessato.
Per tante ragioni.
Per queste mandrie di ignoranti in calzoncini che (anche se talentuosissimi) guadagnano cifre che io (come molti di noi!) non vedrò nemmeno nei sogni, nonostante mi spaccherò in quattro in tribunale, dalla mattina alla sera.
I tifosi, che vanno allo stadio come se andassero a combattere la guerra del Vietnam.
Che bacerebbero i piedi del "Pupone" nemmeno fosse Gesù Cristo.
La scena che mi ha fatto davvero male, è stata un'inquadratura di un poliziotto al telegiornale, che mentre stava accorpato con gli altri agenti, per difendersi dalla folla impazzita di tifosi, tremava come un bambino.
E tutto questo per cosa?.
Non aggiungo altro. Che amarezza. Sospensione del campionato. Sì. E poi tutto torna come era prima.
Tranne la vita di quel povero poliziotto. Quella non tornerà mai più.
Un abbraccio Scalia, ed in bocca al lupo per l'univ.
Kiki.
@Bisca: Fratello hai ragione. Il cavallaro offre spunti interessanti. Magari un giorno scriviamo un bel saggio a quattro mani su questa figura dei nostri tempi...
@K: Già anche io... credo che sia una moda...
@Sgamas: Vabbè ma tu sei Magister Musicorum...
@LeCannù: Caro fratello, la mia serenità è molto perfettibile. Anzi, direi che c'è da lavorarci ancora parecchio. Ma intanto ho cominciato...
@Kiki: dolce Kiki hai centrato la questione soprattutto quella relativa ai clienti e alla possibilità di essere scusabili se nati sotto la cattiva stella. Per il campionato di calcio tutto a posto. Un paio di settimane e la situazione è risolta. In bocca al lupo anche a te per l'Università...
Non sono mai entrata in un agenzia di scommesse, ma legendo questo post era come se fossi lì con te e osservassi questi personaggi surreali con i tuoi occhi, sentendo le sensazioni, i profumi e i colori. Allo stesso tempo ho sentito distacco, il distacco che solo una persona vitale innamorata della vita può avere.
Chi ha il vizio, che sia del gioco o d'altro, è come se avesse smesso di vivere, non vede nulla che non sia il televisore con le scommesse o il videopoker e colpevolizza chiunque gli si trovi d'avanti, consapevole di poter mettere in gioco solo denaro anzichè se stesso.
Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare
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