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venerdì, aprile 20, 2007

The times they are a changin'


Quando i portuali di Livorno fanno da scorta all'ex Presidente del Consiglio, quando l'ex Presidente del Consiglio si siede in terza fila durante il Congresso del più grande partito della "sinistra" dopo essere stato timidamente applaudito al suo ingresso, quando ognuno dice una cosa diversa dall'altra ma per un'alchimia sconosciuta ai comuni mortali tutti sono d'accordo, è inevitabile prendere atto che c'è qualcosa che sta cambiando. In meglio... in peggio... ad ognuno il suo lavoro d'immaginazione, di analisi politica sulla base delle sue personali convinzioni. Il punto fermo in questo marasma di accoppiamenti di partiti, simboli, nomi ed incarichi è che qualcosa si sta muovendo. I più esperti aggiungono che questo qualcosa si stia muovendo verso il "centro". Il "centro" della politica è una specie di zona senza traffico limitato dove confluiscono tutti coloro che abbracciano il "riformismo moderato". Dato che il politichese è un linguaggio fatto di parole che non vogliono dire un accidenti, per capirci qualcosa di più, ieri ho deciso di farmi male e dedicare trenta minuti della mia giovinezza a Piero Fassino, il segretario degli scomparenti DS. L'ho visto male, pallido in volto, scavato forse dalla tensione, ma abbastanza convinto di ciò che andava dicendo alla numerosa platea di colleghi, giornalisti e delegati. Ho ascoltato solo gli ultimi trenta minuti del suo discorso, ma con pazienza mi sono poi riletto tutta la parte che avevo mancato. Ha parlato tanto Fassino, e dopo un'accurata analisi sono giunto alla conclusione che non ha detto un cazzo. Il suo compito era quello di spiegare perchè e come sta nascendo questo "Partito Democratico", nuovo soggetto politico dalle grandi ambizioni, futuro faro della politica riformista italiana. Ha raccontato che c'è la "necessità storica" di questo essere mitologico metà ex-comunista e metà ex-democristiano, un "partito aperto, partecipativo, democratico di nome e di fatto". Ha ricordato la necessità di entrare nel PSE (Partito Socialista Europeo), ha fatto gli auguri alla candidata socialista Ségolène Royale per le elezioni in Francia, ha detto che bisogna essere laici, ma aperti al dialogo con le altre culture e religioni, ha detto che il "Partito Democratico è pensato per chi nel 2010 avrà vent'anni...", io quindi sto già oltre il termine stabilito. Tutto questo pappone condito da parole vuote, senza significato, mancanti di una seppur minima e sbiadita ombra di concretezza. Si è spesso rivolto alla folla con un "Care Compagne, cari Compagni"... compagni de che? mi sono detto... Ma si va al "centro" o si rimane ancorati alla Festa dell'Unità con la birra annacquata e il concerto gratis degli Inti-Illimani? Compagni un cazzo a Piè... vai da Dini, Rutelli, Castagnetti, Marini... D'Alema... e prova dirgli "Compagno...", vedi che ti rispondono. Comunque Piero l'ha sfangata, ha oscillato tra il valore della tradizione della sinistra per i nostalgici di Berlinguer ed il nuovo che sarà. Non ha detto un cazzo... ma l'ha detto bene, come solo i politici sanno fare. Mazzo di fiori, abbraccio con D'Alema, mani levate al cielo, no sei più bravo te, ma dai è tutto merito tuo, si ma come parli bene, ma Mussi 'ndo sta? Come? S'è dato!? Ahhh, annamo bene...

Oggi è iniziato anche il Congresso della Margherita, il Partito che con i DS andrà a costituire il grande PD. Ha parlato Prodi e ha detto che a fine legislatura se ne andrà lasciando lo spazio ai giovani (e a quanto pare i giovani si chiamano Wolly Ualter Veltroni), ha snocciolato qualche cifra sull'economia, sull'operato dell'esecutivo, sul coraggio del progetto del PD ecc... E' stato poi il momento del grande capo della Margherita Cicciobello Rutelli, che al "centro" ci sta come un pesce nell'oceano. Anche lui ha usato bellissime parole piene di niente come "Saremo il Partito in cui l'io conterà molto, ma riscopriremo la gioia e la felicità di saperci riconoscere nel noi", oppure "Saremo il Partito che non toglie per l'interesse del presente, la parola al futuro". Si è poi soffermato sul rapporto Stato-Chiesa, sottolinenando il ruolo importante che quest'ultima ricopre nella nostra società, ha ricordato un suo incontro con Giovanni Paolo II, ha fatto gli auguri a François Bayrou candidato dell'UDF alle elezioni in Francia e ha fatto intendere che il PD nel PSE non ci entrerà mai. Con il PSE meglio un'alleanza esterna, un pò più distaccata, che se ci stanchiamo magari ce ne andiamo. Ha parlato poi dell'ambiente, della bioetica e anche lui si è soffermato sui giovani, su ciò che il PD deve rappresentare per le nuove generazioni. Ad applaudire con calore Prodi e Marini. 148 anni in due.

Da questa due giorni di Congressi tra querce e margherite, in questa selva di voci, idee, valori e proposte ognuna diversa dall'altra, sembra che ci siano tutti i presupposti per iniziare una bella ed unitaria esperienza politica; direi che l'Italia ne sentiva proprio la necessità.
La settimana scorsa si sono svolti anche i Congressi dell'UDC e dello SDI. Al Congresso dell'UDC l'unico incensurato presente era il tizio che ha montato il palco, mentre al Congresso dello SDI si è finalmente giunti alla creazione di un nuovo soggetto politico. Il PSI.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Scalia, la cosa più divertente è che in tutto questo marasma l' opinione pubblica è in vacanza permanente. Come hai sottolineato tu, chi sente l 'esigenza di questi nuovi papponi partitici? Le segreterie, e basta.. Lo scollamento con il paese ( ir)reale è ormai totale, non so veramente che cos asia possibile fare di più o di meno..

Baol ha detto...

faccio un pensiero politico: siamo nella merda...da mo che lo dico!

jenin ha detto...

Che tristezza questo politichese, e questi discorsi vuoti....a me il partito democratico fa "paura"....mi chiedo: perchè si devono mettere tutti insieme, tramare sotto lo stesso tetto, creare questo gruppone di poveri di spirito politico per schiacciare le entità più piccole? Quale sarà il prossimo passo di questo complotto di stato...vi prego Wolly al governo NO!!!
BHò...sarà che Jenin è una nostalgica della politica alla vecchia maniera , quella che in realtà non ha mai vissuto in prima persona, ma che sopravvive nei racconti della gente più grande di lei e che non smette di affascinarla...