F. de Andrè
Si era svegliato ed era di domenica. La testa bruciava, il caffè aveva smesso di essere caldo e fuori pioveva un autunno grigio. Era un giorno di riposo, di musica soffusa, di Thè alle 17.00 e di sigarette a colazione. Ragionava sul prossimo futuro e come spesso gli accadeva si ritrovò a veleggiare tra le immagini di un passato in bianco e nero. Per una strana alchimia di profumi, visioni e probabilmente di sbalzi ormonali, gettò il suo sguardo al ricordo di Genova. L'aveva vista d'autunno, qualche anno prima. C'era arrivato con un treno, all'alba. Ricordava il sapore delle strade, l'odore del Porto Antico, si guardava camminare tra i Caruggi. Poteva ascoltare ancora il dialetto, gli iati, i dittonghi, quel parlare che assomigliava ad un canto d'Arabia e di Portogallo. Non era bella Genova, ma si faceva amare, si lasciava penetrare e come la più straordinaria delle puttane non aveva vergogna di raccontarsi.
Il ricordo di Zena lo aveva colpito in quella domenica anonima e di riposo ed era contento di rivedere nella mente quelle immagini. Pensava che sarebbe stato bello svegliarsi ogni mattina e ricordare un viaggio sorridendo ad una finestra che dava sulla pioggia d'autunno.
5 commenti:
Purtroppo non sono mai stato a Genova... Ma l' immagine impressionistica che ne ho dai racconti degli altri mi farà avvicinare ben presto a questa favolosa città.
Ciao fratello!
Quando ci andrai, chiamami che ti accompagno.
Ho conosciuto dei genovesi proprio l'altro weekend, racconti spassionati di quella citta'...
Mi son persa tra i carrugi..
Poi ho scoperto il significato di belin! Ed io che lo usavo per chiamare "bellini" le conoscenze del nord!!!! :-|
Alò...ma come mai tutto questo bianco? O__o Non ti riconosco più cannù...:-D
bacii!!
Ciao Zara!! Ch bello leggerti! Uff... il mio bianco non ti colpisce... E' un esperimento! Non sei la prima ad esprimere perplessità... mmm
Un bacione!
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