Genuflesso tra un cesso ed un bidet, tentava con la destra appositamente attrezzata di stringere un non meglio identificato e sovversivo bullone, ritenuto artefice di una perdita lieve ma quantomai inopportuna. La sinistra tesa ad arpionare il bordo del sovracitato cesso scivolava lenta mettendo a repentaglio la buona riuscita della missione e la buona salute del di lui cranio. Sentiva l'attrito venir meno, lo sguardo perso in un punto di ceramica dove una crepa delicata e timida regalava un tocco di vissuto. Il pappagallo beccava a vuoto lanciando metallici canti di ferro contro ferro, poi toccava punti in maiolica e la tonalità scendeva sensibilmente. In controcanto e perfettamente intonato rispondeva puntuale la voce bassa dell'improvvisato idraulico contorsionista con composizioni di bestemmie dove le dentali e le labiali venivano pronunciate con maestria da doppiatore. Il volto ormai schiacciato tra pavimento e parete consegnava l'immagine di un uomo che si domandava senza risposta il perchè di quel tentativo. A chi fosse entrato in quel momento nell'antro di igienico servizio, un profilo di culo si sarebbe palesato in posizione provocatoria. Inutile lo sforzo di arginare il flusso, faticosa e vana l'imbarazzante postura, nell'attimo di decisione, di abbandono e di sconfitta per manifesta inferiorità, udì uno spalancarsi di porta, uno spostamento d'aria che suggerì la presenza di un curioso. Una voce di madre sorpresa porse il legittimo quesito.
- Ma che stai facendo? -
- Tento. Ma ti prego, lasciami solo... -
- Fa un pò come te pare. Io chiamo l'idraulico... -
Alle parole della materna figura, si abbandonò all'evidenza dei fatti lasciando la presa con la sinistra. Adagiò la mole sul maiolicato, rilassò muscoli sconosciuti e rise di un'incapacità evidente. Si voltò e scorse il tappo del dentifricio dato per disperso la sera prima. Lo agguantò smorzando la sensazione di sconfitta e si rialzò sbuffando. Il busto ancora piegato, l'occhio che tornava alla luce e una straordinaria quanto improvvisa scossa occipitale. Dimentico del pensile in legno a lui perpendicolare non trovò la forza di sillabare ingiuria o sproloquio. Portò due dita a verificare la presenza di sangue sul punto d'impatto e finalmente fu in piedi. Guardò il cesso, gli sembrò di udire lontana e beffarda una risata gutturale, di tubatura. Decise un ultimo, definitivo gesto. Si slacciò, prese la mira, pisciò di gusto e se ne andò senza scaricare.
4 commenti:
... il quotidiano scenografia da commedia?
sei simpatico!!
Brutta botta al cranio? o_o ?
Il cesso, la parte più nobile della casa... Scalia, un grande protagonista del suo appartamento!
Magari un po' di sana canapa, ma di quella che usano gli idraulici pero'!!
;-))
p.s. ciao LeCannu!
@apepam: ciau!!
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