Ci sarebbe da sconfinare un po'. Barcellona sa essere minuscola, quando vuole.
Prendo il treno e vado all'Autonoma, a seguire dei corsi, tanto per.
Fingermi studente mi aiuta a riprendere confidenza coi libri.
La linea S2 attraversa scenari suggestivi. Il cielo ancora limpido della Ciutat e dintorni ci mette del suo. Sembra che l'inverno da queste parti non debba arrivare. All'università tutto è sterile, quadrato. (Spesso gli atenei somigliano agli ospedali.) Seguo un seminario di Roman Gubern sul cinema d'essay. Parla di Rossellini, dice cose che ho già abbondantemente ascoltato altrove. Poi mette su un documentario, sempre su Rossellini, e anche quello dice cose che ho già abbondantemente ascoltato altrove. Il DVD si inceppa, per fortuna. E allora vado a mangiare alla mensa. Ospedaliera. Con Aitor, Olga, Sebas, altri ragazzi e ragazze più o meno catalani.
Lavorare mi restituisce il senso delle pulsioni primarie. Me lo restituisce nella misura in cui non me lo chiedo affatto, il senso delle cose.
Ci sono pulsioni che devono vedersela con tediose complicazioni socioculturali, e vabbè.
Ma insomma, quando ho sonno dormo (a volte poco, a volte troppo), quando ho fame mangio, quando ho sete bevo, quando devo andare al bagno, vado. Faccio cose, suono con uno o due gruppi, vado in biblioteca a studiare, esco, vedo gente, fumo, bagordi, discoteca, cene, una fresca, una frasca. Poi suona la sveglia, e faccio la capriola, e riparto. Il lavoro è una pausa, è il momento del defrag. Ne esco ogni volta esausto ma sempre di buon umore. Non vorrei avere più tempo, in fondo. Ne ho sempre avuto tanto da non sapere cosa farmene.
2 commenti:
Caro higuerra, hai trovato la filosofia di vita perfetta, spero che saprai illustrarmela adeguatamente.. La tua serenità è anche la mia.
ci vediamo presso di te il mese prossimo venturo.. prepara la bumba!
Fratello Hig ciò che dovevo dirti te l'ho espresso brevemente ieri sera... poi ne riparliamo da quelle parti tra una mesata.
Un abbraccio.
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