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giovedì, giugno 28, 2012

Aima.

Voltò la testa lentamente, come se avesse udito un rumore altrimenti impercettibile. Gli occhi si chiudevano a fessura mentre cercava di mettere a fuoco la massa informe che armeggiava intorno al suo braccio destro. Con grazia, ma curva come se stesse riparando gli ingranaggi di un orologio antico. Piccola, incessante puntura di insetto nell'incavo del braccio. Una zanzara? Un tafano? Gli occhi erano sempre più socchiusi, le orecchie allertate ma ingombre di un incessante ronzio misto ad un sibilo. Era difficile concentrarsi, sempre più difficile perché una ignota, dolce marea lo stava trascinando verso il sogno. Un altro sogno, pensò, un altro sonno, una nuova notte da qualche parte senza meta alcuna. D'improvviso strabuzzò gli occhi. Fu come se qualcuno gli avesse collegato le palpebre al congegno di Galvani ed avesse acceso la corrente. La bocca si spalancò come quella di un bel mascherone da fontana, ma non c'era acqua. Il cavo orale, per la sorpresa, si era prosciugato all'istante. L'uomo che, ricurvo, si apprestava ad effettuare l'ennesimo prelievo di sangue sul suo braccio livido e stretto da un laccio emostatico di fortuna, era il suo relatore di tesi. Aveva accumulato accanto a sé una decina di piccole, eleganti provette colme di un liquido dal colore rosso mogano. Tutte contrassegnate da un'etichetta con il suo nome scritto frettolosamente a penna. Il professore, magro e serio, procedeva con perizia da infermiere professionale, senza versare nemmeno una goccia di sangue. Sembrava legermene infastidito, come se avesse avuto altri programmi che quella pratica estemporanea lo aveva costretto a posticipare. "Professore, cosa sta facendo?". Il tono avrebbe dovuto essere minaccioso nelle intenzioni, ma gli uscì una fiacca e biascicata frase da ubriaco. Aveva tanto sonno, come si può avere soltanto nei sogni. " Faccio quello che deve esser fatto, anche se non è compito mio", gli rispose frettolosamente il docente estraendo un'altra provetta dalla siringa e sostituendola immediatamente con una nuova. Deve essere un sogno, per forza, pensò il ragazzo, che ora avvertiva anche, impercettibilmente, la pressione delle corde sul suo torace. Era difficile respirare, legato come un insaccato di Norcia alla sedia, ma stava lentamente perdendo consapevolezza anche di questo. E' un sogno, ora chiuderò gli occhi- madonna che stanchezza- e precipiterò in un altro delirio dove magari Freddy Krueger e Gabriella Carlucci uccidono vecchietti a morsi, oppure sarò catapultato su di una spiaggia bellissima stracolma di bagnine di baywatach, o magari mi ritroverò di nuovo in quel vecchio cimit...........

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