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venerdì, giugno 15, 2012

Dove vanno a dormire i neuroni.

Buongiorno. Biascicò questa parola senza entusiasmo nella fornace impastata della sua bocca. Il buongiorno si vede dal mattino? Un'affermazione oltremodo ottimista, quasi berlusconiana, pensò strofinandosi gli occhi, incollati alle palpebre da una coccoina naturale secreta durante il silenzio notturno. Il giorno può considerarsi buono dopo la terza azione completa e autoconclusiva compiuta dopo aver poggiato i piedi a terra, come in un metaforico allunaggio. E lui si sentiva ancora come Yuri Gagarin, sospeso nell'etere ma senza nessuna possibilità di toccare il suolo del satellite terrestre, con lo sguardo di chi ha visto il proprio mondo dall'alto e non vorrebbe più scendere. Queste considerazioni fluivano come treni in corsa e lo lasciarono lì come fosse stato una galleria dopo il rumoroso passaggio della locomotrice. Il tempo di attendere il prossimo intercity del pensiero e scenderò, sussurrò al cuscino di tenere piume d'oca, che per tutta risposta se ne rimase lì, informe come un tubero. Il boato lo stese al letto come una bambola di pezza...

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