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martedì, luglio 25, 2006

Vicoli del ritorno

Rigattieri tatuati poggiavano teli pesanti sulle loro merci tarlate. La notte era matura, l'Intercity delle 02.56 tagliava il silenzio verso Sud ed io seguivo la riga bianca dell'asfalto accompagnato da un'ingiustificata sensazione di allegria. Pensavo a Sgamas e alla sua proposta di partenza, ad Higuerra ed al suo sguardo da sognatore. Pensavo al timido andare di Madame LeCannù e al fratello partito verso il Nord. Poi guardavo la mia ombra lunga, le scarpe insabbiate e sporche e mi lasciavo guidare dai vicoli e dalle luci alte dei lampioni. Una figura in bicicletta tagliò la prospettiva sbandando alcolemicamente, poi sparì in un ronzio di catena poco oliata. Un'altra sigaretta, una chimica carezza sulla gola e l'ombra sottile del fumo accanto alla mia. Suonai nella mente un canto popolare, cantai parole senza senso e frugai nelle tasche ritmando con un mazzo di chiavi. Lo sguardo verso l'alto, le stelle non vincevano la battaglia con la luce artificiale. Poco male. Se le avvessi viste, non avrei saputo nominarle.

1 commento:

LeCannu ha detto...

quante volte, mi chiedevo, avrei forzato ancora me stesso? quante volte avrei dovuto fermarmi paralizzato dal suono di una sirena impazzita? Ora sapevo che stavo accarezando morbidi steli di grano che si inchinavano al mio passaggio, e questo era tutto ciò che volevo. non chiedevo nulla a me stesso se non di andare avanti, mentre aspiravo l' ultima morbida boccata di una sigaretta sempre meno amara. Da qualche parte più a valle, piccoli fuochi d' artificio iniziarono a scoppiettare, sempre più veloce, sempre più veloce. Decisi che li avrei ascoltati per un pò.
Ma solo per un pò..