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giovedì, agosto 10, 2006

Fronte del porto

La parola rimase sospesa e il silenzio precipitò su quell'istante di vita. Ci si affidò agli sguardi, ad un lento indietreggiare, ad un desiderio pericoloso. Il seguito fu riposo, brezza di terra e motopescherecci in partenza. Ricordi nitidi che si ordinavano, cominciarono a raccontare un passato divenuto remoto. Me ne stupii e sorrisi al pensiero di un profumo rimasto ancora intatto.
Povero come un gatto del Colosseo mi dedicai all'errare notturno, preparai una faccia da offrire ai passanti e cercai una scusa da regalare a me stesso. Inciampai tra la folla, tra l'umanità di varia fattura che popolava i vicoli del mio andare. Una spiaggia divenne sosta e rifugio. Reti abbandonate e legni violentati dal tempo narravano storie di sopravvivenza, forse morte. Un ubriaco si palesò urlando. Seguii il suo barcollare per poi perderlo tra le ombre del porto. Un pensiero si fece curioso ed invadente. Azzardò una domanda. Non ottenne risposta.
Lo lasciai salpare verso le luci lente dell'orizzonte marino.
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

... e se fossimo soltanto il ricordo di qualcuno.

Anonimo ha detto...

mi ricorda una notte di secoli fa...