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mercoledì, settembre 13, 2006

Latitudine Magliana

La strada indicata si palesò con le sue pozzanghere di caldo ad effetti ottici. Si contorceva tra case basse figlie di un abusivismo antico, non offriva panorami o visioni. Il popolo era assente, rinchiuso dietro i legni delle finestre, dormiente o disinteressato al pomeriggio torrido del dopo pranzo. Il sudore lo incollava al sedile, seguiva l'asfalto verso una direzione improbabile con la crescente sensazione di perdere tempo, voglia o un'altra occasione. La strada saliva, tagliava per una campagna coltivata a frigoriferi e cessi, poi si allargava, diventava ponte e città. Cercò la via tra palazzi che si facevano borghesi, affogati nel verde artificiale delle aiuole. Una svolta improvvisa, discesa, ancora palazzi. Numeri pari a destra, dispari a sinistra. Il parcheggio si trasformò in un magistrale gioco di frizione. Si sentiva sicuro adesso, allungò il passo verso un cancello che si spalancò in un ronzio di fotocellule, una voce gracchiò per indicare il portone. La camicia era diventata pelle, le scale brevi, l'aria fresca. La porta si aprì in un tripudio di seni e sorrisi. Improvvisò un saluto imbarazzato, fu trafitto dalla crudele e familiare sensazione di avere una straordinaria faccia da cazzo.
Pensò che avrebbe potuto sconfiggere l'amarezza di quei giorni a colpi di orgasmo, ma si ritrovò seduto con una tazzina di caffè tra le mani, mentre guardava da una finestra un panorama di auto impazzite e palazzi inumani.

1 commento:

LeCannu ha detto...

Sor scalia, come si risolvette questa faccenda di magliana? sviluppi? Ci piacciono i suoi racconti tormentati, ce ne faccia n' antro etto!

Abbracci fratelli,

A.