... Così cantava Max Gazzè. L'imprevisto è parte della vita. Forse ne costituisce l'aspetto più stimolante, anche quando stravolge negativamente la nostra quotidianità. L'imprevisto genera crisi, ripiegamento, riflessione e sommovimento di idee, che escono dall'incubazione, dalla stasi, e si traducono in variabili e movimento. Perciò va riconosciuto subito e assecondato: l'imprevisto ci spinge alla ricerca. Come questo blog, anche se il fine non è chiaro neppure a me...
domenica, settembre 24, 2006
Qualcuno suona il flauto in cortile
Non sono in vena di calcoli esatti ma se le mie primavere sono ventisei più un'estate e una bustina d'autunno, allora le mie domeniche sono già più di milletrecento.
Con gli altri giorni della settimana è più facile confondersi. Lunedì lo riconosci, ahimé, perché viene dopo domenica. I giorni seguenti sono l'indistinto bel mezzo della settimana, quelli più rassicuranti; il loro ordine è casuale, puramente cronologico, tutto fuorché gerarchico: martedì, mercoledì, giovedì. E questo è il bello, a pensarci bene. Il venerdì ha una punta in più d'amaro ma c'è chi lo apprezza, bisogna abbinarci il vino giusto e pronunciare una "u" francese entro l'ora di pranzo. Il sabato, ti dirò, ancora ancora esercita un certo fascino aguzzo sulla mia sensibilità da bassofondo, ma è sempre di più un aperitivo di quelli che ti levano irrimediabilmente l'appetito.
Ma la domenica, lo dice pure una vecchia canzone, è un'altra cosa. E' un giorno grasso, senza ombre, sordo, allegramente funebre. Pare ci sia sempre qualcuno che suona il flauto in cortile.
Un giorno, mi ci gioco tutto, capirò la domenica; sarà di domenica, che la capirò.
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3 commenti:
Però Baricco non avrebbe saputo dire di meglio.
La domenica l'ho sempre vissuta con un pò di ansia. Direi che è un giorno tendenzialmente triste...
Metece pure che me svejo la mattina alle 8.30 pe annà a lavorà...
La domenic è l' anticamera inevitabile del lunedì. E non so quale dei due giorni sia peggio.
Bella!
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