Le musiche, i volti, i bicchieri rovesciati raccontavano di una festa. Alcuni sembravano divertirsi, altri si sforzavano di farlo ed io non ero tra quelli. Tra i tavoli festaioli venivano rispettate alla lettera le norme anti-fumo, ma per fortuna l'aria della sera non era fredda e capannelli di persone chiacchieravano agitando lucciole infuocate all'ingresso del locale. Poi, al richiamo della musica preferita rientravano di corsa per disegnare qualche scomposto ballo. Non ho mai saputo ballare e preferivo la sera, i lampioni che vomitavano coni di luce ai bordi della strada, il sapore di un liquido che mi avevano spacciato come birra. Pensavo ad un tempo trascorso, ad un capitolo di vita che oramai si era chiuso e non capivo perchè qualcuno si sforzava di far finta che tutto era come prima, che non era cambiato niente, che potevamo abbracciarci e raccontare di noi come se il tempo non fosse passato. Non capivo la finzione e l'utilità di quell'evento festaiolo, ma forse era un mio problema e me ne stavo sul marciapiede per sfuggire abilmente allo sguardo dei conoscenti. Due donne uscirono dal locale, mi passarono accanto, cominciarono a parlare nell'ombra. La riconobbi subito, non era cambiata, forse un pò più magra, ma comunque sensuale. Parlava, accompagnando ad ogni sillaba un movimento nervoso delle mani. Mi vide e mi ignorò. Poi ci furono dei passi alle mie spalle, percepii una presenza, potevo sentirne il calore e il profumo scadente. Si fermò accanto a me, non mi voltai, ma ebbi la sensazione di essere molto più basso. In effetti quando parlò, la voce mi arrivò dall'alto, ma era una voce sottile che tradiva la possente fisicità.
- Siete stati insieme, se non sbaglio... - pronunciò l'ultima parola con un tono che puzzava di scherno. L'istinto fu quello di piantargli un gomito nello stomaco. Mi trattenni.
- Parecchio tempo fa - risposi continuando a guardare un punto imprecisato della notte.
- Beh... forse lo avrai saputo, ma io e lei stiamo insieme già da un pò e non vorrei che tu... che tu insomma pensassi di tornare a farti sotto. Insomma mi capisci... - la sua voce si era fatta più insicura. Pensai a quanto fosse incredibilmente surreale quella conversazione e a quanto fosse coglione quel bestione. Abbassai la testa, abbozzai un sorriso che lui non vide.
- Vedi... risponderti che non me ne frega un cazzo sarebbe banale, ma purtroppo di questi tempi riesco a dire solo cose banali. E a quanto pare, anche tu -
Lo lasciai a guardare la sua amata, rientrai superando incolume la zona riservata al ballo. Trovai la giacca sotto un cimitero di cappotti e patatine sbriciolate. Incontrai lo sguardo del Bisca, lo salutai con un cenno della mano, ricambiò veloce poi tornò ad abbracciare una francese ubriaca. Quando tornai all'aperto non c'era più nessuno. Dinoccolato, me ne andai verso la macchina.
Dal locale, mi accompagnavano deboli, le note di un vecchio successo di Raffaella Carrà.
3 commenti:
Direi un bel post, un gran bel post...la cosa della francesina ubriaca poi è da nobel!Mi piace come è scritto...poi ne parleremo.
Mi associo al giudizio del bisca.. Gran bel racconto, caro scalia, spero domani riusciremo a beccarci.
Ciao!
bello... mi piace proprio...
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